La campionessa azzurra, intervistata da Tuttosport, ha detto la sua sul caso di doping che ha coinvolto il numero uno del mondo
C’è il campo, che sta restituendo – non certo una novità in un 2024 già da consegnare ai posteri – uno Jannik Sinner scintillante. Quasi in versione cannibale. Assoluto dominatore della scena mondiale in una stagione leggendaria. E poi ci sono le vicende extra tennistiche, partite da un qualcosa accaduto sul campo, ad Indian Wells nello scorso marzo, che tormentano il campione azzurro. E che continueranno a riempire le pagine dei giornali quanto meno fino al verdetto finale, atteso tra qualche mese.
È ormai più che noto quanto accaduto al numero uno del mondo a causa dell’imperizia, della superficialità, della scarsa attenzione, mostrata dal preparatore atletico personale dell’atleta, Umberto Ferrara, e dal fisioterapista Giacomo Naldi quando si è trattato di agire sui muscoli dell’atleta altoatesino.
Le tracce di Trofodermin lasciate sul corpo del tennista in seguito all’applicazione del suddetto medicinale sul dito infortunato di Naldi hanno rilasciato dei residui di Clostebol, la sostanza proibita che ha causato la positività ai successivi controlli antidoping a cui si è sottoposto il giocatore.
Sebbene la quantità del medicinale vietato sia stata rilevata in quantità davvero irrisorie, e non in grado in alcun modo di migliorare la performance dell’atleta, e sebbene Sinner sia stato già assolto dall’ITIA (l’Internation Tennis Integrity Agency) che gli ha riconosciuto l’innocenza, l’agenzia mondiale dell’antidoping – la celeberrima WADA – ha impugnato la sentenza.
A decidere, dopo il ricorso di quest’ultima, sarà il TAS di Losanna, chiamato a pronunciarsi in via definitiva sulla richiesta di squalifica che va da un minimo di un anno ad un massimo di due. Una spada di Damocle che pende sulla testa del campione fino a a quando non sarà stata messa la parola ‘fine’ al tutto.
Goggia sul caso Sinner: “Questa cosa fa pensare”
Già vincitrice olimpica nella specialità di discesa, e vincitrice di due medaglie – una d’argento, l’altra di bronzo – ai Mondiali, Sofia Goggia è una delle campionesse più affermate dello sport italiano. Intervistata dal quotidiano ‘Tuttosport’ a proposito della vicenda Sinner, la bergamasca ha raccontato un retroscena che la riguarda direttamente. Applicando poi il suo caso alla situazione che sta vivendo il leader del ranking ATP.
“A Lake Louise nel 2013 non ho corso perché avevo un gelone con un taglio sull’alluce e il dottore mi aveva dato la trofodermina, la stessa pomata del caso di Jannik. Quando s’è reso conto che era nella lista delle sostanze proibite mi ha fermato. Certo, se è andata così la vicenda di Sinner, quello del fisioterapista è un errore grave. Poi questa cosa fa pensare“, ha detto Goggia.