Penitenza esemplare comminata al tesserato reo di essersi macchiato di ingiurie così gravi di tale portata. Un segnale di tutela anche nei confronti dell’AIA
È una scena vista e rivista: l’arbitro fischia un fallo di gioco, il calciatore a cui viene contestata l’infrazione non è concorde con il giudizio del direttore di gara e, per tanto, in tutta risposta comincia ad inveire in maniera plateale nei suoi confronti, spesso ben oltre il limite della decenza.
È francamente arrivato il momento di dire basta, di darci un taglio, di troncare con il passato. Perché se si vuole crescere come Paese, come movimento calcistico nazionale che non a caso non partecipa ai campionati mondiali da ormai un decennio, è ora di smettere di tollerare determinati atteggiamenti, altrimenti non vi sarà mai alcun progresso collettivo sotto il profilo culturale.
Veniamo al fatto in questione: un giocatore della Virtus Rovere, club militante in seconda categoria nel Trentino-Alto Adige, si è visto sbattere in faccia una squalifica della maxi-durata di due anni, per la precisione sino al 9 novembre 2025. Tutto ciò per essersi reso colpevole di aver minacciato un arbitro e aver persino sputato nella sua direzione.
Un’immensa bagarre generata dal calciatore in questione per non aver accettato serenamente di essere stato espulso, a causa della somma di due ammonizioni nel corso della gara che vedeva la Virtus Rovere coinvolta con la Ledrense, match valevole per il campionato juniores.
Ora viene il bello, sentite un po’ cosa è stato scritto sul referto dal diretto interessato rimasto vittima dell’increscioso accaduto: “A seguito dell’espulsione per doppia ammonizione si portava minacciosamente a pochi centimetri dal direttore di gara e intenzionalmente gli sputava in volto, di fatto colpendolo direttamente in bocca”.
Toro scatenato: il rosso non lo contiene
Ma non finisce qui poiché il giudice sportivo rincara la dose: “Dopo essere stato espulso, si rivolgeva con frasi ingiuriose, irriguardose e blasfeme nei confronti dell’arbitro, assumendo altresì una condotta violenta e minacciosa”. Probabilmente non lo avrebbe fatto se dinnanzi a sé avesse avuto un arbitro di caratura internazionale come lo è stato l’immarcescibile Gianluca Rocchi.
Le gesta narrate proseguono nel comunicato: “Nonostante il tentativo di allontanamento da parte di alcuni suoi compagni di squadra, tornava dal direttore di gara e reiterava la condotta ingiuriosa e minacciosa nei confronti del medesimo”. Capite? Nemmeno i compagni di squadra sono stati in grado di dargli un freno in un primo momento.
“Ripreso nuovamente dai compagni e accompagnato verso gli spogliatoi, proseguiva nella propria condotta ingiuriosa e irriguardosa, rivolgendosi altresì al pubblico in tribuna”. Si chiude così il comunicato del giudice sportivo e si spera, definitivamente, anche questa ennesima triste pagina di un altro di quegli episodi che purtroppo fanno male al calcio.