Nonostante il trionfo in Champions League, Maurizio Sarri è sempre sul banco degli imputati
Ora chiamatela ‘zona Lazio‘, almeno in Champions League. I biancocelesti sono in testa, ex aequo con l’Atletico Madrid, al loro girone della ‘Coppa dalle grandi orecchie’ con 4 punti. Un bottino che è stato conquistato interamente in pieno recupero: prima il pari casalingo contro i colchoneros all’ultimo disperato assalto con un’incornata del portiere Provedel e poi i tre punti grazie a un chirurgico colpo di testa di Pedro in casa del Celtic Glasgow.
Un successo storico in quanto è il primo dell’Aquila biancoceleste a Glasgow. Non solo… Il blitz in casa del Celtic è anche la prima vittoria in Champions League dopo 20 anni, dallo 0-2 del 16 settembre 2003 quando i biancocelesti, all’epoca guidati in panchina da Roberto Mancini, espugnarono il campo del Besiktas grazie ai gol di Stam e Fiore.
Dunque, la Champions riporta il sereno nell’ambiente biancoceleste, in fibrillazione dopo un inizio di campionato, a dir poco, deficitario (4 sconfitte nei primi 7 match come nel lontano 1983), eppure il tecnico Maurizio Sarri è sempre sul banco degli imputati.
Prenderlo o lasciarlo. Maurizio Sarri è uno dei pochi maestri di calcio. Le sue squadre, che vincano o perdano, rubano sempre l’occhio per la varietà degli schemi (è soprannominato ‘mister 33’ per avere 33 schemi solo per il calcio d’angolo) e il gioco offensivo.
Il suo 4-3-3 è più di un modulo, è lo spartito per esaltare le qualità dei calciatori più talentuosi. Tanti quelli che sono debitori nei confronti del tecnico laziale perché le loro carriere hanno svoltato grazie ai suoi insegnamenti.
Il rovescio della medaglia è un carattere spigoloso e, da vero toscanaccio anche se nato a Napoli, il non avere peli sulla lingua. Eppure, i tifosi e perfino la stampa gli perdonano le sue dichiarazioni sopra le righe e il turpiloquio.
Nessuna indulgenza, invece, per il suo piangersi addosso, per il suo cercare sempre pretesti, per il suo lamentarsi di non aver mai a disposizione un’intera settimana per allenare il gruppo a causa di un calendario agonistico troppo congestionato tanto da aver più volte minacciato di tornare a lavorare in banca (suo impiego prima di iniziare, dalla prima categoria, la carriera di allenatore).
Antonello Valentini: “Basta piagnistei, può andare via”
Perfino un distinto ex dirigente della FIGC come Antonello Valentini, intervenuto a ‘TMW Radio’, lo ha bacchettato per il suo vittimismo: “Per questione di soldi sono aumentate le partite, le coppe. Ma questo consente a allenatori e giocatori di guadagnare di più. Se Sarri non se la sente, basta piagnistei, salutasse e tornasse ad altre cose. È inutile fare ancora la vittima, è un sistema di cui pure lui si avvantaggia”.
Sarri, prendere o lasciare. Con il tecnico toscano non esistono le mezze misure, in campo, dove non abiura mai il suo credo offensivo, e fuori dal campo.
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