Gianluca Pagliuca e il racconto del suo dolore atroce: i tifosi sono increduli, scopriamo cosa affligge l’ex portiere della nazionale
Gianluca Pagliuca ha scritto la storia del calcio italiano nel suo ruolo di portiere. Ovunque ha giocato ha lasciato il segno per coraggio, forza fisica, talento puro, energia, senso di appartenenza.
Tre, su tutti, i grandi club che hanno caratterizzato la sua brillante carriera nel massimo campionato: da ricordare che è stato anche un pilastro della nazionale azzurra.
“Lo abbiamo acquistato dal cielo”: questa l’indimenticabile frase del presidente della Sampdoria, Paolo Mantovani, al termine di quella incredibile stagione 90-91, che vide il gigante bolognese essere tra i protagonisti assoluti di quel tricolore, insieme alle star Vialli e Mancini, al velocista della fascia destra Attilio Lombardo e al difensore insuperabile Pietro Vierchowod.
Pagliuca ha poi indossato le maglie dell’Inter e del Bologna, lasciando sempre il segno, chiudendo la carriera ad Ascoli, così come è amato e ricordato da tanti tifosi, dal momento che, con l’Italia, vanta 39 presenze e soli 27 goal subiti.
Solo Gigi Buffon ha fatto meglio di lui, ma quando era in attività Pagliuca poteva fregiarsi di essere in assoluto tra i migliori cinque estremi difensori del mondo.
Un legame speciale che il tempo non scalfirà mai caratterizza il suo rapporto con la Sampdoria. Quello scudetto su cui nessuno avrebbe scommesso, quei compagni di squadra con cui mantiene oggi una amicizia che va oltre il calcio. E naturalmente l’amore per quei tifosi, quelli doriani, a suo dire unici.
Ed è per questo che in una recente intervista, Pagliuca ha raccontato di stare malissimo. Di soffrire di “una malattia” che non si può curare. Un male invisibile che lo mina dentro. La malattia si chiama nostalgia. Nostalgia per tempi che non torneranno più, per un calcio troppo diverso da quello di oggi, ma soprattutto dolore atroce per un amico, un fratello che qualche mese non c’è più e che sentiva spesso, quasi tutti i giorni, grazie ad una chat che ancora oggi vede protagonisti i calciatori doriani di quello scudetto.
Parliamo di Gianluca Vialli, leader indiscusso che non ti faceva pesare la sua forza e il suo talento, amico unico fuori dal terreno di gioco. Quel maledetto tumore al pancreas che lo ha visto lottare e uscire sconfitto rappresenta un peso di cui Gianluca Pagliuca non riuscirà mai a liberarsi.
Da poco tempo Pagliuca è in libreria con il volume “Volare Libero”: il racconto della sua storia e delle sue emozioni, di calciatore, di uomo.
Certo andare avanti, coltivare il suo ricordo, raccontare ai posteri chi era Gianluca Vialli: ma non vederlo e nemmeno sentire la sua voce fa male, è come un dolore silenzioso che ti percuote dentro ogni giorno. E c’è da immaginare che la stessa cosa provino gli amici Mancini, Lombardo, Vierchowod, Salsano, Pari, Mannini, e tutti quelli che furono protagonisti in quella annata indimenticabile.
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