La fine dell’avventura londinese di Antonio Conte avrà dei riflessi diretti sul futuro del dirigente italiano
Dopo la clamorosa rimonta subìta in campionato dal Southampton fanalino di coda – avvenuta dopo la deludente e cocente eliminazione sofferta in Champions per mano del Milan – la stagione del Tottenham ha toccato forse il suo punto più basso. Già fuori da entrambe le coppe nazionali, distante ben 20 punti in Premier dall’Arsenal capolista, gli Spurs sono in procinto di avviare l’ennesima rivoluzione. Il primo passo, sostanzialmente ampiamente annunciato, è l’addio di Antonio Conte al club londinese.
Le bollenti dichiarazioni del tecnico salentino nella conferenza stampa tenutasi subito dopo il già citato pareggio coi Saints hanno aperto la strada ad un divorzio che potrebbe concretizzarsi a breve. Già durante la sosta. La fine dell’avventura londinese del tecnico salentino potrebbe scatenare un effetto domino sia sul mercato degli allenatori sia sull’organigramma del club britannico. La figura di Fabio Paratici, Dg arrivato nella Capitale prima di Conte, appare legata a doppio filo col destino dell’ex ct della Nazionale Azzurra. Dapprima criticato per la doppia operazione in entrata dalla Juve con gli arrivi di Kulusevski e Bentancur, il dirigente ha poi sofferto le critiche dell’ambiente per le note vicende legate all’inchiesta sulle plusvalenze. Le sentenze prodotte finora sono ricadute direttamente sull’ex delfino di Beppe Marotta nella comune esperienza alla Juve.
Innanzitutto bisognerà capire – ed in questo senso il ricorso della Juve al Collegio di Garanzia del CONI darà delle risposte che si spera siano definitive – se l’inibizione di 30 mesi comminata dalla Corte Federale d’Appello della FIGC verrà confermata o meno. Considerando il giudizio che gran parte dell’opinione pubblica ha ormai costruito sul ‘modus operandi’ di Paratici è stato in qualche modo già emesso, anche una revisione della sentenza potrebbe non servire al dirigente italiano.
Il binomio con Conte è ormai di fatto spezzato. L’addio del salentino lascerebbe Paratici da solo nell’esercizio delle sue funzioni. La scelta di Conte era stata funzionale alla costruzione di un progetto. Che però alla prova dei fatti è miseramente fallito. Difficile che il vulcanico patron Daniel Levy dia a Paratici una seconda opportunità: più probabile che si vada verso un azzeramento dei vertici dirigenziali.
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