Il discorso sugli arbitri rimane uno dei temi più caldi di queste ore. Non si è parlato solo di questo in diretta, ma anche del panorama calcistico italiano attuale e di alcuni colpi di mercato
Non si è parlato solo del caos che ha travolto l’AIA nella puntata di TV Play, ma gli ospiti si sono anche concentrati su molti possibili obiettivi di mercato. Il paragone con il calciomercato estero è uscito naturalmente, soprattutto per quanto riguarda il coraggio di investire su giovani promesse o su scommesse che spesso finiscono in altri campionati. I nomi di Marcos Antonio e di Dodo sono stati solo alcuni di quelli menzionati dall’ospite in diretta, che ha poi raccontato un interessante retroscena.
Carlo Nicolini è intervenuto ai microfoni di Tv Play, facendo una piccola premessa sugli arbitri e buttandosi poi su aspetti “di campo” e di calciomercato. Il dirigente dello Shakhtar ha raccontato anche un retroscena che lo riguarda direttamente:
“Sono stato espulso una sola volta in ambito internazionale da un osservatore italiano. Gli arbitri italiani sono tra i migliori, ma anche tra i più arroganti in assoluto. Questo li conduce a fare errori che non sono nel loro DNA. Arbitrare le partite internazionali è più semplice, meno proteste, meno simulazione, all’estero i tifosi nel 90% dei casi non sanno chi sia l’arbitro. In Italia invece iniziamo una settimana prima a fare statistiche sul direttore di gara di turno”.
Nicolini è poi passato velocemente ad analizzare il panorama calcistico italiano, svelando dettagli anche su Fofana: “A gennaio lo abbiamo trattato. Secondo me non è che gli scout italiani non sono capaci, ma un po’ manca il coraggio per comprarli, poi c’è l’arroganza italiana, pensiamo di essere i migliori. Arriva Kvaratskhelia e sembra abbiano scoperto un marziano, ma noi e altri club lo seguiamo da cinque anni. Tendiamo a non seguire certi campionati. Mi hanno chiesto una top 11 del mondiale, è diventata una top 16, quasi tutti giovani. Se sanno che non c’è il coraggio di investire anche gli scout non vanno neanche a guardare certi profili”.
Il passaggio più rilevante è stato forse dettato dal possibile passaggio di Gvardiol e Alvarez in terra ucraina, poi mancato a causa del conflitto tra Russia e Ucraina: “Abbiamo guardato con interesse e anche con un po’ di dispiacere (al Mondiale, ndr), se non fosse successo quanto è successo due calciatori che al mondiale hanno fatto benissimo erano già nostri, ovvero Gvardiol e Alvarez. Noi guardiamo ora a un mercato interno perché far arrivare in questa situazione i calciatori in Ucraina non è facile. Non è la nostra politica prendere giocatori tanto per prendere, cerchiamo elementi per alzare il livello e poi eventualmente venderli. Quello che volevo dire è che leggendo e sentendo i commenti di tanti addetti ai lavori italiani hanno scoperto in questo mondiale nomi che sono sui nostri taccuini da tre anni”
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