Intervenuto in diretta su TV Play, il noto giornalista non ha risparmiato critiche feroci al mondo del calcio italiano
Secondo alcuni, con la vicenda Calciopoli il calcio italiano ha ‘pulito’ la sua immagine, debellando per sempre una serie di malcostumi oggetto di condanne e penalizzazioni. Secondo molti altri, è stata invece sostanzialmente messa la polvere sotto al tappeto: i problemi sarebbero sempre gli stessi. A partire dalla mancata competitività a livello internazionale, per finire con lo scandalo che ha coinvolto il capo procuratore dell’AIA, Rosario D’Onofrio, la ‘Prima Repubblica’ sarebbe ancora in piedi.
A questo secodo partito si iscrive con determinata convinzione Pippo Russo, il noto giornalista e saggista intervenuto in diretta su TV Play durante il match tra Spagna e Costarica. Lo stesso parallelo Italia-Spagna è stato uno dei cavalli di battaglia della sua argomentazione.
Pippo Russo distrugge il calcio italiano
SUI PUNTI DI FORZA DELLA SPAGNA RISPETTO ALL’ITALIA – “La Spagna ha una cosa molto semplice. Ma che confrontata con la nostra realtà pare complicata. La Spagna ha una scuola che ha saputo preservare, nonostante i mutamenti portati dal calcio globale, senza mai negare se stessa. Noi invece tra fine anni ottanta e inizio anni novanta c’è stata una certa fretta nel rinnegare il nostro stile di gioco molto difensivo, e non c’è vergogna nel dirlo, che però dava anche grandi talenti. Questo cambiamento qualcosa ha portato, ora non sappiamo più chi siamo e ci sono tanti stranieri nel nostro campionato, non abbiamo purtroppo molto materiale“, ha esordito.
I LITIGI IN LEGA – “Se noi cerchiamo i simboli della Prima Repubblica, che nel calcio non passa mai, ne troviamo quanti ne vogliamo. Basti vedere chi è il presidente della Lega Pro e ci si dà risposte. Il fatto che Gravina sia sempre lì è l’altra faccia di tutto ciò che sta succedendo nella Lega Serie A. Del resto abbiamo fallito per la seconda volta l’accesso ai Mondiali. La prima volta la cosa è costata il posto al presidente, anche se forse sarebbe rimasto ed è stato defenestrato un po’ con la forza. Si fallisce per la seconda volta e nessuno vuole prendersi responsabilità, né il presidente federale né il ct che qualche responsabilità doveva averla. Questo fa parte di un sistema calcio italiano che è completamente immerso nella Prima Repubblica. In linea di principio la Lega Serie A dovrebbe essere l’attore forte politicamente del calcio e oggettivamente lo è con la federazione un po’ più in seconda battuta. Storicamente però vediamo che nell’ultimo decennio la Lega Serie A non riesce a esprimere però una leadership a livello di presidenza. Perchè da anni, a partire da Beretta, abbiamo il presidente della Lega Serie A come presidente di mediazione. Se pensiamo che invece il presidente di una lega professionistica dovrebbe avere un profilo vagamente equiparabile a quello dei commissioner delle leghe professionistiche statunitensi, vediamo quale sia lo scarto di visione. E di progettualità. Nella realtà i presidenti della Lega Serie A sono dei presidenti che devono limitarsi a fare un lavoro di mediazione. E devono farlo avendo come riferimento un’assemblea di presidenti che sono in continuo litigio fra di loro. Ci troviamo in una situazione in cui abbiamo un presidente di Lega eletto con 11 voti a 9, che certifica la spaccatura di questo organismo, cosa volete che faccia questa lega?“.
IL CASO D’ONOFRIO – “Trovo sconcertante che dobbiamo assistere ancora a casi del genere. Che sembrano riportarci a un’Italia in bianco e nero. Il caso D’Onofrio sembra venir fuori da un film di Totò e Peppino. Com’è possibile che nell’Italia del 2022, dove se vai su internet sai tutto, una persona abbia potuto nascondere certe cose. È un qualcosa di inspiegabile. Evidentemente il sistema calcio fa acqua da tutte le parti e non è capace di autoriforma. Se attendiamo che il mondo del calcio proponga soluzioni per risolvere i suoi problemi, allora possiamo aspettare all’infinito“, ha chiosato.