Domenico Berardi non ha brillato contro la Macedonia del Nord. L’errore a porta vuota è costato caro agli azzurri
Dentro la debacle azzurra con la Macedonia, che ci toglie per la seconda volta di fila il Mondiale (stavolta in Qatar), c’è il ridimensionamento di alcuni protagonisti azzurri. E uno di questi è sicuramente Domenico Berardi, cha a Palermo ha sbagliato tutto quanto era possibile sbagliare. Duole dirlo, ma il discorso parte un po’ da lontano e coinvolge le due anime di un giocatore definito caratterialmente non semplice. Ma dotato indubbiamente di un estro non sempre espresso e incanalato nel modo più redditizio.
Sassuolo è la sua comfort-zone, il posto in cui si sente protetto, coccolato, probabilmente sicuro. Qualcuno, rispetto al gol clamoroso mancato contro la Macedonia, ha sussurrato: «Con la maglia neroverde addosso l’avrebbe fatto a occhi chiusi». Carattere? Personalità? Sicuramente la maglia azzurra giovedì sera pesava tanto, perché l’incubo Svezia in qualche modo aleggiava. E forse la sensazione di sentire che, battuta la Macedonia, l’opera demolitori nei confronti dell’obiettivo azzurro l’avrebbe potuta compiere il Portogallo, ha aumentato il tasso di ansia dei protagonisti in campo. Li ha resi meno lucidi, fino ad essere consapevolmente o no, impauriti.
Berardi è stata l’eterna promessa delle big italiane. Non dimentichiamoci che il filo diretto Juventus-Sassuolo, segnato da una serie di operazioni che portano i nomi sparsi di Locatelli (l’ultimo) ma prima Zaza, Peluso, Matri, Lirola, Marrone, proprio per quest’ultimo spinse la società bianconera a opzionare seriamente Berardi attraverso uno scambio di comproprietà. Berardi rimase a Sassuolo, ma per due stagioni si parlò di questo innamoramento con la Juventus e di un trasferimento per due estati annunciato e rinviato. Che alla fine non si concretizzò mai.
Nel 2017 arrivò l’ufficializzazione (questo è rimasto alle cronache del calciomercato) che Berardi per amore del Sassuolo restava in Emilia. Il suo trasferimento a Torino è sfumato in via definitiva. Ma il suo talento no, e così la grande aspettativa attorno al suo futuro. Da lì il fantasista neroverde è diventato oggetto del desideri dell’Inter, del Milan, del Napoli, della Roma dove lo aveva richiesto a gran voce Eusebio Di Francesco che a Sassuolo lo aveva allenato. Fino alla Fiorentina, storia recentissima di offerte basse, non convinte.
Ma Berardi ha vestito tutte queste maglie solo virtualmente. Sassuolo è rimasta la sua casa e nel frattempo il valore del cartellino dai 50 milioni vagheggiati, oggi è sceso, forse intorno ai 20 dopo il fallimento mondiale. Aveva 20 anni quando i riflettori si accesero su di lui la prima volta. Ad agosto ne farà 28. Di strada da percorrere, davanti a sé, ne ha ancora. Ma a questo punto è lecito immaginarlo davvero lontano dalla sua comfort zone?
S.F.
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