Calciomercato Juventus, Guardiola per il dopo Allegri? Si tratta solo di una voce, ma è una voce che “spiega” un’esigenza in casa bianconera
La voce è di quelle che infiammano il calciomercato e fanno sognare i tifosi. Fra i possibili pretendenti alla panchina della Juventus potrebbe esserci anche Pep Guardiola. Un’idea parecchio ardita per un affare che sarebbe complicatissimo, forse addirittura più del sogno Ronaldo, fosse anche già soltanto per lo stipendio monstre (20 milioni di sterline, ndr) percepito dall’allenatore spagnolo. Un ingaggio già difficile da corrispondere ad un calciatore, che pure lo ripaga in parte fra merchandising e sponsorizzazioni, figuriamoci ad un allenatore. Il favorito per il ruolo di prossimo allenatore della Juve resta Zinedine Zidane, ma le voci su Guardiola alla Juve tradiscono anche un’esigenza particolare del mondo bianconero, un’esigenza che negli ultimi tempi inizia a farsi sempre più pressante.
“Il bel gioco” è un mantra che sta scavando le certezze del mondo Juve come la classica goccia che scavano nella roccia. In sostanza: la squadra di Allegri vince, sono sette anni che stravince il campionato e per due volte è arrivata più vicina che mai alla ChampionsLeague, ma per un motivo in particolare non ha mai convinto del tutto gli addetti ai lavori e gli appassionati in generale. Una tendenza che è sempre stata “esterna” alle vicende bianconere, ma da qualche tempo a questa parte viene sentita sempre più anche come un’esigenza “interna”. Lo stesso Massimiliano Allegri, già da tempi non sospetti, ha mostrato una certa insofferenza nei confronti di questo confronto incessante con le squadre che “giocano bene”. Così è stato lo scorso anno con il Napoli di Sarri, così è stato anche quest’anno ogni qual volta la Juve vinceva soffrendo. Emblematica la sbottata dopo il 3-3 con l’Atalanta: “Chi voleva il bel gioco sarà contento”. Una dichiarazione a caldo che, oltre a tradire una non-comprensione del concetto stesso di “bel gioco”, è parsa quasi un’ammissione di ‘colpevolezza’. Da lì in poi questa annosa diatriba è sembrata pesare molto di più anche nell’opinione dei tifosi, che non perdono occasione per sottolineare questa falla nell’attuale situazione juventina. Uno dei motivi principali per cui Allegri non è intoccabile neppure con 16 punti di vantaggio sulla seconda. Anzi.
Ed ecco quindi che vien fuori il ‘peccato originale’ della Juve attuale. Il bel gioco, quello che col tempo è diventato anche una sorta di brand. Che non vuol neppure dire necessariamente tiqui-taca, attenzione: basterebbe già soltanto avere un’identità riconoscibile e riconosciuta, ben al di là del pur scaltro trasformismo à la Allegri. L’ultimo passo per avere una legittimazione, nazionale e internazionale, che per certi versi è sempre un po’ mancata alla corazzata in bianconero. Il prossimo allenatore della Juventus, oltre a vincere, dovrà trasmettere una sua idea tecnico-tattica, da legare a doppio filo col brand Juve. Oppure, in alternativa, dovrà vincere la Champions. L’unico risultato, gioco o non gioco, che metterebbe a tacere qualsiasi speculazione.
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