Ospite della trasmissione ‘I signori del calcio’ su Sky Sport, il centrocampista dell’Inter, Felipe Melo ha parlato della sua carriera. e anche del suo futuro: “Ho iniziato a giocare nella ‘squadra delle rose’ – le parole del brasiliano riportate da Fcinternews.it – poi il Flamengo: abbiamo fatto un’amichevole e mi hanno preso loro. Era difficile per me all’inizio perché ci volevano 2 ore di pullman da casa mia per arrivare al campo ed era difficile pagare quei trasporti. Quindi mio padre, che tante volte faceva il doppio lavoro per arrotondare, lasciava il suo lavoro e mi portava agli allenamenti, Molte volte mangiavo la mia colazione e ne davo un po’ a lui. A dieci anni sei un bambino, vuoi giocare con gli amici, e mi chiedevo perché facevo quella vita così difficile. Ora do molta importanza a quei sacrifici perché mi rendo conto che arrivare dove sono è difficile. Dopo il Flamengo è arrivato il Cruzeiro dove ho vinto il Triplete, che in Brasile è una cosa pazzesca. Avevo solo 17 anni e per me era tutto nuovo, una squadra nuova, una città nuova”.
L’avvemtura in Spagna. “L’allenatore che mi ha aiutato di più è stato Emery, l’attuale allenatore del Siviglia, siamo ancora in ottimi rapporti. Il mio contatto con l’Almeria è stato inizialmente difficile perché la Spagna era un Paese nuovo, ma siamo arrivati sesti vincendo contro le corazzate del campionato e per di più ho vinto, insieme a Xavi, il premio di miglior centrocampista del campionato, qualcosa da raccontare ai figli”.
Sulla Nazionale. “Il Mondiale è stato qualcosa di fantastico, dicono che sono cattivo ma la mia cattiveria è quella di uno che doveva alzarsi alle 4 di mattina, fare 2 km per prendere l’autobus, senza niente da mangiare, per andare ad allenarsi. Con quella Nazionale abbiamo vinto tutto, Coppa America, Confederations Cup, qualificati per il Mondiale per primi dopo tanti anni, abbiamo vinto in Argentina, pensavo di vincere i Mondiali in Brasile purtroppo non è successo, pazienza. Magari mi succederà in futuro. Dunga per me è troppo importante perché mi ha fatto entrare in Nazionale, abbiamo parlato un po’ dopo il 7-1 contro la Germania, era dura anche per noi che non eravamo in quella partita perché ci sentivamo parte della Nazionale”.
Sull’arrivo in Italia. “Sono arrivato subito in una grande società come la Fiorentina, sono rimasto legato a quella piazza e lo sarò per sempre, un rapporto incredibile, un’esperienza molto importante. Non sono stato io a bussare alla porta della Fiorentina poi per andare alla Juve, mi hanno cercato, avevo 5 anni di contratto ma dopo 1 hanno deciso di vendermi, mi spiace ma è stato importante a livello economico per la Fiorentina e voglio ancora bene ai tifosi viola. Sono cresciuto molto in una società seria che rispetto tantissimo (la Juve), ma non si è vinto nulla in quegli anni. Sono andato via perché volevo vincere qualcosa e sono andato in Turchia dove ho vinto tutto e abbiamo eliminato proprio la Juve. Il Galatasaray mi ha fatto sentire importante”.
L’esperienza in Turchia. “Era chiusa col PSG, era fatta con Leonardo, ero a casa a Torino ma mi hanno chiamato da Istanbul. Mi hanno fatto un’offerta economica da non rifiutare, ho 4 figli e non potevo dire no. La prima partita è stata un’amichevole in cui sono rimasto in panchina, c’erano tantissimi tifosi e mi è piaciuto molto. Sono rimasto 4 anni, ho vinto tutto, sono diventato il brasiliano che ha vinto di più in Turchia, con i tifosi si è instaurato un rapporto bellissimo. Fatih Terim, con lui avevo un rapporto come padre-figlio”.
Sull’Inter. “Prandelli a livello tattico era il numero uno, mi ha fatto crescere molto; Mancini mi ha fatto vincere al Galatasaray, mi ha portato a Milano e ora ho un rapporto incredibile con lui, tanto rispetto e lo ringrazio per avermi voluto all’Inter. Il calo che abbiamo avuto all’Inter è normale, tanta gente nuova, vincere subito al primo anno è difficile ma ci vuole pazienza in generale. Dopo il calo siamo tornati, abbiamo ricominciato a vincere e questo è già un segnale. Sono venuto qui per vincere e riportare l’Inter in Europa, ma il vero obiettivo è tornare in Champions. Abbiamo già fatto meglio dell’anno scorso ma i conti li faremo alla fine. Qualcuno mi ha guardato male quando sono arrivato ma ora hanno capito tutti che ho il cuore nerazzurro ed è bello vedere che la gente in giro ti tratta bene. L’unico errore che ho fatto è stato il rigore causato contro la Lazio, sono umano e ci può stare. L’espulsione? Non ho visto arrivare il giocatore, ho fatto un salto per non fargli male quindi non ho visto la cattiveria di cui si è parlato. Volevo vincere, volevo aiutare a segnare e invece ho fatto un fallo. Tre giornate poi sono state immeritate. Nella gara contro il Milan mi hanno ammonito per un fallo su Balotelli che non c’era, ormai mi hanno inquadrato così”.
Stella Dibenedetto – www.calciomercatonews.com
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