In una lunga intervista rilasciata ai microfoni de La Stampa, Paul Pogba ha parlato della sua attuale stagione, della grande responsabilità derivata dall’indossare la maglia numero 10 ma anche del compagno Paulo Dybala. Ecco tutte le sue dichiarazioni:
“E’ una Juve diversa, c’è più responsabilità per altri uomini. Prima avevo al fianco Pirlo e uno degli avversari sempre su di lui. Ora lo mettono su di me: è un po’ diverso – ha dichiarato in un’intervista a ‘La Stampa’ – La numero 10? Non sono un dieci come posizione in campo. Mi sento un centrocampista, però è un onore indossare questa maglia. E’ pesante e io voglio onorarla. Del 2015 mi porterò dietro gli ultimi mesi, che sono stati diversi rispetto gli ultimi anni. Un giorno voglio vincere la Champions: l’abbiamo persa, però dagli errori si impara”.
SUL FUTURO – “Sono un perfezionista, mio padre mi ha insegnato così. Le foto sui social? Se mi vedessero in Cina, qualcuno direbbe che vado a giocare là. Come lo scatto con Messi: non ho Instagram, solo Twitter. Raiola? Mi dice di non guardare la Tv, ma io già la guardò poco. Non bado a quello che dicono su di me. Platini dice che segno poco? Non lo sapevo. Il mio obiettivo è quello di aiutare la squadra: se segno, ancora meglio. Mi piace la Premier, la Liga. Osservo sempre quelli che giocano nel mio ruolo: Yaya Touré, Iniesta, Vidal, per vedere dove posso ancora migliorare. Deschamps mi dice di giocare semplice, la Juve è il suo club, guarda le partite in televisione. Devo trovare il momento giusto per fare certe cose e quello per il passaggio: in questo senso guardo molto Iniesta. Gli Europei? Possiamo andare lontano, come l’Italia. A Kondogbia serve un periodo di adattamento”.
SU DYBALA – “Per lo scudetto non mi fa paura nessuno, anche se le altre squadre si sono rinforzate. Non si può dire quale sia la Juve migliore degli ultimi anni, che vinca o no. Dybala? Non mi ha sorpreso, l’ho sempre detto: è il mio fenomeno. Ammiro la sua tecnica, giocare nella Juve e fare queste cose è fenomenale. Può vincere il Pallone d’Oro. All’inizio gli ho detto: ‘Sei forte, vai e dacci una mano'”.
SUL SORTEGGIO CHAMPIONS – “C’è una cosa brutta: che poteva capitarci una squadra più debole. E un’altra bella: che tutti si aspettano che perdiamo, come nella semifinale col Real dell’anno scorso. Me lo sentivo che avremmo preso il Bayern Monaco: l’avevo detto a Coman. La gente deve sapere che nella Juve non è facile. C’è una cultura del lavoro diversa rispetto all’estero. Io sono stato al Manchester: sembrava di essere in vacanza. Qui si lavora tanto, perché tutti gli scudetti non è che li abbiamo rubati: è il lavoro, fino alla fine. E poi c’era Tevez, c’è Morata: per un attaccante non era facile giocare”.
Stella Dibenedetto – www.calciomercatonews.com
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