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Germania, Low racconta: ‘Non sapevo come comportarmi dopo il 7-1 al Brasile’

Ad un anno dal mondiale vinto, il tecnico della Germania Joachim Low, intervistato dalla Bild,ha ripercorso l’avventura brasiliana: “Non credo che il mondiale vinto mi abbia cambiato. Ma veniamo recepiti all’esterno in maniera diversa, veniamo visti con occhi diversi. In particolare all’estero il calcio tedesco ora viene visto in maniera molto positiva, il che mi rende molto fiero. Non è facile muoversi senza essere riconosciuti, ma per me è un onore e un riconoscimento dei nostri risultati.

 

Ancora mi ricordo che dopo il primo tempo contro il Brasile, mentre andavo negli spogliatoi, mi sono girato verso Flick e gli ho detto: “Hansi, non sta accadendo davvero, no? Non è possibile…”. Era folle: che avrei dovuto dire ai giocatori? “Ragazzi, ora si tratta di finire la partita con serietà”, questo ho detto. Volevo restassimo disciplinati, senza umiliare i padroni di casa. Nel 2006 abbiamo imparato dolorosamente a nostre spese cosa significa fallire l’accesso ad una finale mondiale di fronte al proprio pubblico.

 

Gotze? Il gol per lui è una benedizione. Per tutta la vita verrà ricordato per questo gol. Lui è un tipo molto professionale, anche nel modo di vivere. Sono sicuro che ce la farà. Fa parte del gioco il fatto di doversi imporre nel Bayern. E lui vuole farlo, vuole vincere altri titoli. I primi mesi sono stati difficili sia per i giocatori che per  me e il mio staff. Eravamo scarichi, spiritualmente e fisicamente. Abbiamo dovuto trovare nuove motivazioni. Abbiamo perso qualche punto di troppo, ma nel 2015 le cose sono migliorate. Non c’è bisogno di una rivoluzione perchè i nostri giocatori sono ancora giovani, ma dall’Under si stanno proponendo nuovi ragazzi interessanti come Can, che sa giocare in più ruoli, Volland e i portieri Leno e ter Stegen. Podolski? Deve giocare. L’importante è questo. Il prossimo sarà un anno importante per lui. Schweinsteiger? E’ l’emblema del nostro mondiale: la sua prestazione in finale è stata d’esempio e per tutto il mondiale si è sacrificato. Il guerriero Schweinsteiger che cade e si rialza è stato il simbolo del mondiale.

 

Lahm? Mi ha sorpreso il ritiro, specie perchè lo aveva deciso già prima del mondiale, indipendentemente dal risultato. Ho capito che non lo avrei convinto. Nel calcio ormai non si può inventare nulla, ma lavorando sui dettagli si può far sì che il gioco evolva.  Forse il calcio sta andando verso la necessità di tornare a giocare con un attaccante centrale, uno che sia bravo sia nel gioco sia di testa sia come finalizzatore. In questo ruolo abbiamo un buco, perchè attualmente non ci sono attaccanti così. Sepp Herberger e Helmut Schön sono rimasti ct anche dopo il mondiale vinto ma non hanno conquistato altri trofei? Io vorrei vincere ancora invece, a partire dgli europei. Vorrei rivivere un’emozione così. Ora so cosa si prova a vincere”.

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