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Copa America 2015, il pagellone: Brasile bocciato, Cile incoronato e Messi sconsolato…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Copa America 2015 si è conclusa con la finalissima di ieri sera, a trionfare è stato il Cile. Un successo lungamente atteso, alloro mai conquistato dalla Roja fino a oggi, a farne le spese è stato Leo Messi, che a livello di nazionale non riesce mai a vincere nulla. Dodici le partecipanti, il livello medio è stato più che buono ma non mancano le delusioni. Andiamo in rigoroso ordine alfabetico.

Argentina, voto: 7– La Seleccion si sta ressagnando al ruolo di eterna seconda, dopo la finale mundial pure quella di Copa America ha avuto esito amaro. Il Tata Martino aveva a disposizione un gruppo di una qualità mostruosa, campioni che entrano ed escono come se nulla fosse. Basti pensare all’utilizzo con il contagocce di Tevez, uno che negli ultimi due anni ha messo a ferro e fuoco la serie A. L’Argentina però un po’ di fatica l’ha fatta, basti pensare allo striminzito uno a zero contro la cenerentola Giamaica, al due a due contro il Paraguay e agli ultimi due match arrivati ai rigori, letali quelli di ieri sera. Messi è diventato un caso. Non vogliamo partecipare alla sarabanda degli opinionisti circa i paragoni con Maradona, calcio diverso, squadre diverse, quello che è certo è che la Pulce non riesce ad avere lo stesso impatto quando indossa la maglia dell’Argentina. Questa Copa America ha confermato il trend negativo dopo una stagione da triplete. Leo dà tutto al Barcellona e lascia le briciole alla propria nazionale. Sono comunque briciole di alieno, gli basta un attimo per spezzare in due una partita, ma quando il gioco si fa duro non basta. Un anno fa ha esultato la Germania, ora tocca al Cile, quando toccherà a Leo? Questo non è dato saperlo, ma a 28 anni è lecito porci la domanda. Messi è e resta una leggenda, questo aspetto però non può più essere considerato un dettaglio. E’ una Copa America amara anche per il Tata Martino, balbettante nelle scelte tecnico, incerto tanto da cambiare convulsamente la coppia difensiva, ha trovato protagonisti inattesi quali Pastore ed è stato tradito dal Pipita Higuain, che si conferma a disagio quando la posta in palio è alta. Gonzalo esce con le ossa rotte dalla Copa America, il rigore sparato sopra la traversa potrebbe essere uno spartiacque nella sua carriera.

Bolivia, voto 6,5 – Pochi si aspettavano una Bolivia capace di conquistare i quarti come seconda del girone, decisivo il pirotecnico tre a due contro l’Ecuador, niente miracoli ma certamente un buon torneo, nonostante la manita rimediata dal Cile nella terza gara del girone. Più forti i padroni di casa, stesso discorso vale per l’ottimo Perù, giustiziere di Moreno e soci ai quarti. Buone basi dalle quali ripartire.

Brasile, voto 4 – In occasione degli scorsi mondiali lo abbiamo visto chiaramente, questa squadra senza Neymar è poca cosa, oggi la conferma. Ingenuo il numero dieci a farsi espellere contro la la Colombia dopo il fischio finale, i Cafeteros si confermano bestia nera per il fuoriclasse brasiliano dopo l’infortunio patito un anno fa al mundial. Per il resto, il Brasile delude in toto. Fatica contro il Perù, sconfitta contro la Colombia, due a uno sul Venezuela. Passato il turno, arriva ancora il Paraguay a castigare la Seleçao. Proprio come quattro anno fa, stavolta però i brasiliani hanno meritato di lasciare la Copa America. Non è un problema tattico, Dunga è uno che dà grande importanza alla quadratura e alla fase difensiva, mancano i giocatori. Gli uomini a disposizione non sono “scarsi”, ma in larga parte sopravvalutati. I vari Fred, Firmino & co non sono all’altezza di una maglia tanto pesante, lo stesso vale per i David Luiz e i Willian, giocatori di buon livello ma non certo i fuoriclasse che molti credono. Un vero naufragio. Brasile Armata Brancaleone, pure Thiago Silva ha sfigurato in questo contesto. Disastro.

Cile, voto 8 – La chiamata della storia, l’occasione da non perdere. La spedizione della Roja è stata accompagnata da enormi speranze e da qualche aiutino. Innegabile che giocare tutto il torneo all’Estadio Nacional sia stata una bella mano, allo stesso modo è impossibile notare come quarti e semifinali siano stati sbloccati dopo l’espulsione di un avversario, decisioni che hanno lasciato una brutta coda di polemiche. E’ la Copa America di Vidal, protagonista in campo e fuori, dopo averla combinata grossa al volante della sua Ferrari. Il centrocampista della Juventus ha offerto il suo contributo ma siamo certi che un brivido gli ha attraversato la schiena al momento del rigore ieri sera. Un pizzico di fortuna non guasta mai. I bianconeri gongolano vedendo le sue quotazioni crescere, buone notizie anche da Mauricio Isla. La catena di destra funzionato a meraviglia grazie al lavoro dell’ex Udinese, considerato che la Vecchia Signora è un po’ scoperta sulle corsie si potrebbe anche tentare nuovamente. Il Napoli invece si ritrova un Edu Vargas rinvigorito, decisivo il suo gran gol da fuori contro il Perù, l’ex Gremio si conferma giocatore da nazionale. In attesa del grande momento con il club. Promosso Sampaoli, ma con riserva, spesso la squadra si è specchiata un po’ e il tecnico ha dovuto correggere in corso d’opera. La storia la scrivono i vincitori e lui ieri si è guadagnato una bella pagina.

Colombia, voto 5 – Enormi potenzialità, lo diciamo di continuo quando commentiamo i Cafeteros, la realtà però ci offre spesso e volentieri una squadra caotica e poco concreta. Inizio shock contro il Venezuela, poi il gol di Murillo che trafigge il Brasile e rimette la Colombia in linea di galleggiamento. Il difensore, ottimo in Spagna, potrà rivelarsi preziono per l’Inter: operazione promossa. Non giudichiamo la Copa America dei Cafeteros per il risultato raggiunto, uscire ai rigori contro l’Argentina non è certo una vergogna, i dubbi riguardano scelte e assetto. Pekerman non ha ancora capito che squadra vuole, in alcune fasi di gioco sembra che gli uomini siano disposti quasi a caso. Non mancherebbe nulla a questa squadra, per iniziare dal portiere Ospina fino alle bocche da fuoco Falcao, Jackson Martinez e Bacca, passando per l’estro di James Rodriguez. Alla fine però il risultato è di molto inferiore alla somma degli elementi, da rivedere il progetto tattico nel complesso.

Ecuador, voto 5 – Fuori al primo turno, era lecito aspettarsi molto di più. Solo tre punti raccolti, tra l’altro contro il Messico (più avanti vi diremo della vacanza messicana), per il resto poca roba. Non male la prestazione contro il Cile, che nel secondo tempo ha comunque preso il largo, meritata la vittoria boliviana nel secondo incontro. Peccato aver potuto ammirare un giocatore come Enner Valencia per sole tre gare. Saprà rifarsi con la maglia del West Ham.

Giamaica, voto 6,5 – Voto alto per i Raggae Boyz, nonostante l’ultimo posto nel girone a zero punti. Cenerentola del torneo, giunta in Cile su invito dopo varie rinunce di altre federazioni. Una squadra povera tecnicamente, spicca l’onesta Mariappa, poche le individualità degne di nota. L’eliminazione era scontata ma la Giamaica è uscita con onore. Tre sconfitte, sì, ma tutte di misura. Degnissima figura contro l’Argentina, che nel finale ha rischiato di subire il pari. Nell’arco di 270 minuti i Raggae Boyz si sono guadagnati la simpatia del pubblico e hanno salvato l’onore contro i campioni in carica dell’Uruguay, il Paraguay quarta potenza della Copa America e l’Argentina di Messi. Non è stato un viaggio inutile.

Messico, voto 4 – Peggior squadra della Copa America in relazione al blasone. Certo, la Tricolor ha preso parte al torneo su invito ma valeva la pena andarci in questo stato. Seconde linee in Cile, i pezzi migliori a riposo in vita della Gold Cup, il solo Jimenez chiamato a trascinare il gruppo. Scelta pessima. Due punti, conquistati contro Bolivia e Cile, nel secondo caso però sono enormi le colpe dei padroni di casa. Il Messico fa i bagagli dopo appena tre gare, è evidente come questa Copa America sia stata vissuta più che altro come un fastidio.

Paraguay, voto 6,5 – Una squadra che non trabocca di talenti, ma ha saputo farsi largo fino a giungere al quarto posto. Solido durante i gironi, giustiziere dell’inguardabile Brasile, il Paraguay ha pagato a caro prezzo la scelta di giocare senza timore contro l’Argentina. Certo, il sei a uno finale fa pensare che un po’ più di accortezza sarebbe servita e ciò è innegabile. La gara è stata mal interpretata e l’aggressività, non accompagnata da un’adeguata copertura tattica, è semplice furore. La Copa America di Barrios e compagni è però notevolissima, a conferma di un movimento calcistico senza fronzoli, solido.

Perù, voto 7,5 – La squadra di Gareca è la grandissima sorpresa della Copa America. In pochi pensavano che la Bicolor potesse bissare il risultato di quattro anni fa ma è stata nuovamente semifinale. Neppure l’inferiorità numerica è bastata a piegare il Perù, che è rimasto in campo fino alla fine contro il Cile e ha rischiato il colpaccio. Una squadra che gioca benissimo, in questo caso il risultato è maggiore della somma degli elementi. Ottimo torneo da parte di Guerrero, che in Brasile ha raggiunto la piena maturazione, occhio ad Advincula: terzino di una velocità incredibile. Bene anche Farfan, a sprazzi è sembrato quello dei tempi migliori. Cliente scomodissimo per tutti, il terzo posto è più che meritato. Da Markarian a Gareca, il progetto tattico viene da lontano e dà grandi frutti. Giovani già pronti in rampa di lancio, pensiamo a elementi quali Carrillo e Reyna. Il futuro può essere luminoso.

Venezuela, voto 5,5 – Benino, sorprendente la vittoria all’esordio contro la Colombia, poi Perù e Brasile hanno avuto la meglio. Si tratta di una buona squadra, lontani i tempi in cui la Vino Tinto era considerata vittima sacrificale a livello contintale. La sensazione comunque è che il periodo buono stia passando, serve un nuovo ciclo.

Uruguay, voto 5,5 – E’ una Celeste stinta, l’assenza di Suarez pesa come un macigno. Per il resto, tanta garra e un canovaccio tattico votato alla fase difensiva. Classico Uruguay. Pochi acuti, qualificazione ai quarti come terza ed eliminazione per mano dei padroni di casa. Copa America senza infamia e senza lode

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