Una stagione da stropicciarsi gli occhi: è stato un sogno quello vissuto dalla Lazio guidata da Stefano Pioli? Il terzo posto, la finale di Coppa Italia (persa con la Juventus, complice anche un doppio palo di Djordjevic nel momento clou della gara) ed i valori espressi in campo dicono il contrario. Il lavoro caparbio svolto da un allenatore che era stato accolto con scetticismo, affiancato dall’esplosione di alcuni giocatori (chi ha detto Felipe Anderson?) e da un mercato che ha coniugato affari e qualità, con la firma di Igli Tare, sono stati certamente gli ingredienti di un’annata straordinaria. A fare da contorno, una difficile situazione societaria, nello specifico il rapporto tra il presidente Lotito ed una tifoseria che non accetta la sua figura. Il campo ha parlato, e tanto, in questa stagione: il tifo laziale può considerarsi più che appagato. La foto di questa stagione? L’abbraccio a Formello nel cuore della notte al ritorno della squadra dalla trionfante trasferta di Napoli, grazie alla quale i capitolini hanno raccolto terzo posto e qualificazione ai preliminari di Champions League.
IL MIGLIORE: STEFANO PIOLI. L’ex allenatore del Bologna (squadra che ora vede al timone proprio uno dei simboli della panchina della Lazio, Delio Rossi) è arrivato in punta di piedi su di un tappeto fatto di diffidenza ed astio verso l’ambiente: il ricordo dell’operazione Ballardini è ancora vivido nel tifo laziale. Ma con il duro lavoro, le poche parole e le provocazioni dribblate con classe sopraffina, Pioli ha saputo convincere prima la squadra ad accettare il suo credo tattico, imponendo successivamente il proprio gioco a viso aperto durante l’arco dell’intera stagione. Suo anche il merito di aver dato fiducia ad uno smarrito Stefan De Vrij (diametralmente opposto il suo rendimento alla prima con il Milan e all’ultima con il Napoli) ed aver incluso nel gruppo Danilo Cataldi, portatore del vessillo della nuova “lazialità”. La panchina è salda per il tecnico di Parma: la Lazio ha bisogno ancora del suo timoniere.
IL PEGGIORE: LORIK CANA. Il granitico mediano albanese è risultato più che friabile in questa stagione. L’ex giocatore del PSG ha purtroppo subito un calo drastico del rendimento, che ha inciso e non poco sul suo minutaggio. Stante un trasferimento od una conferma, Lorik Cana, suo malgrado, è rimandato alla prossima stagione con debito di prestazioni.
LA SORPRESA: FELIPE ANDERSON. La sorpresa è il gioiello brasiliano ex Santos, Felipe Anderson. Nessuno avrebbe scommesso sulla seconda stagione del brasiliano, eppure El Pipe ha lavorato tantissimo, a testa bassa, ed ha raccolto i risultati. Spesso, il brasiliano, aveva parlato di una fiducia mai concessa dai tecnici precedenti, cosa che invece non è di certo mancata agli ordini di Stefano Pioli. Flessioni in stagione? Certo, ma si parla di un qualcosa di naturale. D’altra parte come pretendere che un ragazzo così giovane e legato alla famiglia resti impassibile di fronte all’accusa di omicidio colposo pendente sul padre, distante un oceano da Formello? Anderson ha saputo incanalare tutta questa energia nei dribbling, al servizio di una tattica che si è rivelata vincente, per la sua carriera e per la sua Lazio. Sua? Certo, il prossimo anno è tempo di conferme…
LA DELUSIONE: KEITA BALDE DIAO. Doveva essere la stagione della conferma per il talento catalano, ed invece è stato un continuo rincorrersi, sfiorarsi, e poi sparire di nuovo. Pochi lampi rispetto alla quantità elargita la passata stagione, e qualche problemino di troppo al di fuori dal campo, ne hanno sicuramente viziato la condizione mentale. Tranquillità prima di tutto: solo da questa dovrà ripartire il giovane Keita. Non tutto è perduto per il funambolo catalano.
Matteo Maria Munno – calciomercatonews.com
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