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Real Madrid, viaggio nel tritacarne Merengues: dove vincere non basta

Ci sono squadre in cui vincere non basta per lasciare nella storia un segno indelebile e il Real Madrid è una di queste. Le Merengues hanno annunciato da pochi giorni l’esonero di Carlo Ancelotti, allenatore che, a suo modo e con il suo stile, aveva riportato il club spagnolo in cima al mondo dopo anni di febbrile attesa. Carletto è stato il protagonista principale della conquista della Decima quando, poco più di un anno fa, i suoi sconfissero in finale di Champions League i cugini dell’Atletico Madrid. Ottenere la Coppa dalle grandi orecchie numero dieci: neppure il mediatico Mourinho c’era riuscito. Eppure, con il tecnico di Reggiolo, nonostante i grandi successi ottenuti, Florentino Pérez è stato inflessibile: esonero. Insomma, è bastata una stagione di magra per far ripartire più forte di prima quel tritacarne di un presidente. Ancelotti non è però la prima ‘vittima’ e molto probabilmente non sarà neppure l’ultima. Dalla Casa Blanca diversi tra giocatori e allenatori eccellenti sono usciti (inspiegabilmente) con le ossa rotte.

TRA ADDII INSPIEGABILI E COLPI MONSTRE – Da quando Florentino Pérez è approdato alla guida del Real Madrid è subito balzata all’occhio la paradossale situazione: le Merengues sono il giocattolo personale del presidente e qui arrivi e addii non sempre dipendono dai risultati ottenuti. Se ne ebbe una netta dimostrazione al termine della stagione 2002/2003 quando l’allora tecnico Del Bosque fu esonerato all’indomani della vittoria della Liga. Il motivo? Ufficialmente per non esser riuscito a portare a casa la Champions League anche se i più maligni parlano di dissidi con Pérez. La vicenda di Ancelotti si inserisce vagamente in questo solco: sia Carletto che Del Bosque sono stati sacrificati in onore della mediaticità. Già, perché il Real Madrid nutre i suoi tifosi di illogici colpi di scena. Il tritacarne Real Madrid non ha solo macinato allenatori ma anche e soprattutto giocatori. Ecco alcuni esempi. Nei primi anni duemila Esteban Cmbiasso era il classico mediano di contenimento: uno che con gli allora Galacticos aveva ben poche affinità. L’argentino, palesemente scaricato dal suo club, nell’estate 2004 passò all’Inter a parametro zero segnando la fortuna del ciclo vincente nerazzurro. E ancora: Sneijder e Robben, i due olandesi prelevati a son di milioni per allietare la pancia del Bernabeu ma presto rovinati, hanno finito per fare la storia rispettivamente di Inter (ancora) e Bayern Monaco. Ma la carrellata di sacrifici mediatici non è certo finita qui. Nell’estate 2009 (anno della seconda riconferma del presidente) Pérez acquista prima Kakà dal Milan per poco meno di 70 milioni di euro e poi, qualche mese più tardi, lascia partire Huntelaar per circa 15 milioni realizzando una minusvalenza di 12 milioni. Il Cacciatore, arrivato a Madrid con tutte le lodi del caso e annunciato in pompa magna, ha trovato via via sempre meno spazio fino all’inevitabile addio. Arriviamo quindi alla storia recente con l’arrivo nella capitale spagnola di Bale: il gallese è costato quasi 100 milioni di euro ed è entrato nel guinnes dei primati come l’acquisto più caro di sempre. In attesa del prossimo imminente colpo di scena.

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