Ci sono delle serate che sono segnate in rosso nel calendario dei veri “romantici del calcio”. Serate come queste sono linfa vitale per quelli che riescono ancora a trovare delle emozioni in una palla che rotola su un prato verde, per quelli che vivono male l’attesa prima delle partite, che difficilmente riescono a guardare lo smartphone durante i 90′ (anche se è in atto una guerra intestina con fidanzate/mogli/parenti), e che, nervosamente, affrontano l’intervallo con tensione mista a spasmodica attesa per l’inizio della seconda frazione. Questa serata è una di quelle. Perché la serata della semifinale di Champions League tra Barcellona e Bayern, non può essere una come tante altre.
In un tempio del calcio come quello catalano, si affronteranno infatti le due migliori espressioni viventi del football, e già, di per sé, questo potrebbe bastare a tenerci incollati alla TV. Ed invece no, perché il vero romantico del calcio riesce a vedere altro, ad apprezzare il mondo che sta dietro ad una partita dall’esito assolutamente incerto. C’è lo scontro titanico tra due evoluzioni del calcio fatto di passaggi e rapidità che proprio a Barcellona veniva forgiato solo qualche tempo fa; c’è il ritorno a casa del figliol prodigo Thiago Alcantara, ormai pilastro della squadra bavarese; c’è il testa a testa tra due grandi antipatiche del calcio come Barça e Bayern (perché se vinci così tanto e così bene, qualche antipatia l’hai disseminata per forza), e c’è soprattutto il duello a distanza tra i due nemici/amici, Luis Enrique e Pep Guardiola.
Una vita insieme a spalleggiarsi nel rettangolo verde tra nazionale spagnola e Barça, un passato recente nella trafila delle giovanili catalane, ed adesso il primo scontro da primi tecnici di due squadre seriamente candidate ad alzare al cielo quella coppa che tutti sognano. Due idee di calcio simili nelle intenzioni, diverse nelle sfaccettature, figlie dell’identità di due uomini che, da sempre accomunati nel contesto, hanno comunque maturato una propria forte identità, e sono saputi crescere, anche grazie alle avversità. La disfatta di Roma ha trasformato Luis Enrique in un manager attento, pronto ad ascoltare anche i consigli provenienti dalla squadra; il tracollo nella semifinale dello scorso anno contro il Real Madrid, ha reso Pep, ed il suo Bayern, ancora più martellante e spietato, come dimostrato in questa stagione (ad eccezione di qualche sporadica uscita a vuoto). Un epico scontro che potrebbe, con discreta facilità, entrare nella storia del calcio dalla porta principale. E sullo sfondo, giusto per non farsi mancare nulla, il ritorno al Camp Nou di Pep Guardiola, che 3 anni ed un giorno fa, usciva per l’ultima volta in lacrime da uno stadio commosso e riconoscente, rimasto folgorato da quel tecnico che aveva scritto con tremenda rapidità ma indescrivibile eleganza, un capitolo della storia del calcio.
La storia (recente) del Barça da una parte, il presente ed il futuro del Barça dall’altra, e nel mezzo, aleggiante, quello che il Barça sarebbe dovuto essere e che invece lo è stato per troppo poco: come dimenticare Tito Vilanova? Un grande uomo, prima che uno straordinario tecnico, un amico comune per Luis Enrique e Pep Guardiola, un ricordo indelebile, tanto da essere costantemente presente nella mente di chi questo sport lo ama, ma lo ama in maniera viscerale.
Volendole cercare, troveremmo con facilità altre 100 chiavi di lettura per avvicinarci al meglio al match, ma sinceramente non serve altro per rendere questo scontro semplicemente leggendario. Ma se questi temi prepartita non vi avessero ancora convinto del tutto, rassegnatevi all’idea di non essere dei romantici del calcio, perché del calcio romantico, Barça-Bayern è il più bel manifesto.
Mauro Piro – CalciomercatoNews.com
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