Si avvicina il derby all’ombra del Duomo tra Milan ed Inter, entrambe alla ricerca di riscatto proprio legato a questo risultato: l’Inter 2.0 di Roberto Mancini ed il Milan di Filippo Inzaghi. Proprio per parlare di derby, e di molto altro ancora, ai microfoni di calciomercatonews.com, in esclusiva, è intervenuto Luigi Simoni, attuale presidente della Cremonese ed allenatore dell’Inter nella stagione 1997-98.
Derby di Milano: quale il pronostico di Gigi Simoni?
“É una cosa un po’ difficile da dire, la mia speranza è che vinca l’Inter, sono legato più a loro che al Milan. Penso che sia anche più probabile, vedendo giocare le squadre la sensazione è che il Milan faccia molta fatica a giocare: fa fatica anche l’Inter, ma ha valori individuali maggiori, a mio parere, ed è più “squadra”. Il Milan sta sfruttando Menèz al massimo, mentre l’Inter è una squadra dove, a parte Icardi, i gol sono suddivisi bene, e a me sembra individualmente più completa”.
Mancini ed Inzaghi: in comune hanno una carriera sul campo. Chi vede meglio?
“Mancini ed Inzaghi sono due bravi allenatori, ma hanno poca esperienza. L’Inter con Mancini ha fatto un gran colpo, mi aspettavo però che fosse più decisivo positivamente, e c’è da pensare che sono i giocatori che determinano la forza di una squadra, non gli allenatori: Mancini è una garanzia. Inzaghi, invece, ha allenato Berretti, Allievi e la Primavera: prendere in mano una squadra come il Milan, difficile da guidare perché non è una squadra costruita, con poca esperienza, incide negativamente sul lavoro. L’esperienza fatta con i ragazzi è diversa da quella di una squadra normale. Per guidare le squadre di Milano piuttosto che la Juventus, la Roma o il Napoli, è necessaria esperienza maggiore”.
Ci sono ricordi speciali legati ai suoi derby milanesi?
“Ricordo benissimo la partita che vinsi 3-0 (doppietta di Simeone e gol di Ronaldo) rispetto alla sconfitta subita in Coppa Italia: la mia era una squadra diversa, aveva un’anima. Era una squadra che giocava insieme: avevamo giocatori come Ronaldo, Baggio, Djorkaeff poi avevamo difensori come Colonnese e Bergomi, e Pagliuca. Eravamo una squadra vera sotto l’aspetto umano. L’Inter è il posto dove ho lavorato meglio: ho lavorato per un anno e mezzo senza avere problemi con una squadra di 27 giocatori: ho faticato meno all’Inter che all’Empoli, questo perché non ho mai avuto un problema nella gestione di un gruppo”.
In chi si rivede oggi?
“Ho avuto tanti giocatori che ora allenano: io, personalmente, ho avuto maestri come Herrera, Rocco e Fabbri, ed ognuno mi ha lasciato qualcosa. Sono andato avanti come pensavo io, ma ho tratto da tutti qualcosa, senza copiare nessuno“.
Questa Serie A, invece, come la vede? Tante disfatte, è vero, ma anche tante sorprese…
“Questo è stato un anno un po’ difficile, dove le grandi squadre cadono e prendono punti squadre che non si pensava potessero farlo: mi vengono in mente la Sampdoria, o il Genoa. Il calcio moderno si basa molto sulla determinazione che i giocatori devono avere, sul pressing alto: squadre come Empoli, Sassuolo e Palermo, applicano questo sistema semplice e non ti lasciano giocare. Ci sono invece grandi squadre che non si applicano in questa nuova situazione tattica e magari hanno solo il nome ora, come Milan ed Inter. Vedo giocare squadre con una determianzione ed un agonismo tale, come la Sampdoria o il Genoa, e rispetto al passato giocano in maniera più aggressiva. Il campionato dell’Empoli e del Sassuolo sono l’esempio: questi ultimi hanno fatto quattro gol al Milan. Gli altri credono che la qualità tecnica sia sufficiente a seminare panico agli avversari, ma non è così. Il calcio moderno è il trionfo della tattica. Ci sono 7-8 squadre che, invece di lottare nella seconda parte di classifica, fanno risultati importanti su piazze difficili. La Juventus poi unisce tattica e tecnica: per questo ottiene risultati in più. Grande qualità dei giocatori, insieme alla determinazione, portano risultati: vanno in gol Bonucci e Chiellini, gli attaccanti vengono a difendere. Conte ha portato questa novità nella Juventus 3 anni fa, ora basta mantenere lo stesso lavoro: Allegri è molto bravo, e continua sulla strada aperta da Conte”.
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