Alvaro Morata, attaccante spagnolo della Juventus, ha rilasciato una lunga intervista a TuttoSport in cui ha parlato della sua esperienza in bianconero ma anche del futuro. Il racconto di Morata comincia dall’inizio, quando non è stato facile affermarsi e conquistare un posto nella squadra bianconera: “E’ stata dura, ma in fondo è andata meno peggio di quanto avessi pensato in quel momento. Il rumore del ginocchio era stato terribile, ero sdraiato e mi immaginavo uno stop di sette, otto mesi. Devo ringraziare i fisioterapisti, ma anche il mio entusiasmo e la forza di volontà. Poi ho affrontato le difficoltà di un cambio totale: di Paese, di calcio, di squadra. Non è facile arrivare in Italia e capire tutta questa tattica. E poi il lavoro fisico che si da qui è completamente diverso: ci sono voluti un paio di mesi per abituarmi a una tale quantità di novità”.
Il dualismo con Tevez: “on credo di essere titolare. Sono un giocatore importante come tutti quanti. Il punto forte di questa squadra è proprio essere come una famiglia: si soffre e si gioisce insieme. Se giochi, sai che gli altri fanno il tifo per te, se non giochi fai il tifo per gli altri e sei contento se fanno gol. Alla Juve funziona così. E’ per questo che possiamo arrivare molto lontano: abbiamo tanta qualità, ma anche una grande unità di intenti e questa non è una dote comune nelle grandi squadre. Capita più spesso di vedere un insieme di giocatori con qualità incredibili, ma che non lavorano tutti insieme come capita a noi. Avete visto a Firenze? Mancavano giocatori importanti e abbiamo lo stesso giocato una grandissima partita e ottenuto una vittoria pesante”.
Le differenze tra la Juventus e il Real Madrid: “Questa è una cosa che mi ha sorpreso tanto quando sono arrivato qui: alla Juventus non c’è nessuno nello spogliatoio che si sente più importante, neppure chi è stato campione del mondo ed è una leggenda del calcio. Qui vai a mangiare con tutti, parli con tutti, fanno una vita normale…Per me è stato incredibile il fatto di poter parlare di qualcosa con Buffon, con Pirlo. E mi impressiona pensare che loro mi danno una mano per qualsiasi cosa. Mi hanno aiutato tanto per farmi trovare bene”. Chi lo ha colpito in particolare? “Pirlo! Non è così serio come lo vedete voi: fa scherzi, è simpaticissimo, ride e poi in campo…Ve lo dico: vederlo in tv è un conto, dal vivo è spaventoso. Lo guardo, cerco di capire e di…rubare. Se si ferma a battere le punizioni e io ho finito l’allenamento, mi rimetto le scarpe e rimango con lui. Lo stesso con Tevez. Li guardo e penso: quanto posso migliorare ancora”.
Il rapporto con l’Apache: “E’ come fare un anno in un’università del calcio. E’ imparare ogni giorno, ogni minuto passato insieme con lui, così come a Llorente o Matri. Quello che impressiona di Tevez è il fatto che lui non avrebbe bisogno di correre così tanto, di metterci sempre quella cattiveria e quell’impegno, potrebbe anche non difendere come fa lui, eppure lo fa! Lui è un fenomeno che gioca con l’attitudine di un esordiente”.
E su Pogba: “E’ un grande giocatore, un amico e una brava persona. Per me diventerà il numero uno al mondo e se non lo diventa sarà comunque nei primi tre”.
E sul futuro: “Sì. Voglio lasciare il segno nella storia di questo club, anche se Raul e Del Piero sono unici. Ma se ho fortuna e lavoro bene, posso rimanere a lungo e scrivere la mia storia qui. Potrei tornare al Real col diritto di recompra? Non ci penso neanche: la Juventus mi ha dato la vita, perché l’anno scorso ero senza fiducia e mi sentivo male, la Juventus è venuta a casa mia e mi ha chiesto di venire qui, dimostrandomi grande fiducia con l’investimento che hanno fatto su di me. E io l’ho fatto sulla Juventus, perché avevo altre offerte, anche più remunerative. Però come fai a dire di no alla maglia numero 9 della Juventus?”.
Stella Dibenedetto – www.calciomercatonews.com