Milan, ecco 3 motivi per non esonerare Inzaghi

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Il Milan sta attraversando uno dei periodi più bui degli ultimi anni. Tra i risultati deludenti raccolti in campionato dalla squadra rossonera e le vicende extra calcistiche, che raccontano di un fantomatico interesse di investitori stranieri per una fetta di quote societarie, la situazione in quel di Milanello è sempre più complicata. Inzaghi è stato subito messo sulla graticola con l’approvazione della maggior parte del tifo milanista. In molti vogliono ‘la testa’ di Superpippo, accusato di non essere all’altezza della situazione. Lanciamo subito una provocazione: dov’erano tutti questi inquisitori quando il Milan di Inzaghi a fine dicembre oscillava tra il terzo e il quarto posto? Semplice: i più si trovavano a San Siro ad applauidire la squadra dopo il roboante successo per 2-0 ai danni del Napoli. Possibile che i tifosi non abbiano né la pazienza né soprattutto il pudore di lasciar lavorare in pace un tecnico alla sua prima stagione in Serie A come Inzaghi? Chiunque voglia sfogarsi su un bersaglio è libero di farlo ma almeno venga criticata la società e non un allenatore ancora alle prime armi. In fin dei conti siamo sicuri che l’esonero di Inzaghi risolva tutti i problemi del Milan?

3 MOTIVI PER NON ESONERARE INZAGHI

1) FATTORI ECONOMICI – Esonerare Inzaghi adesso vuol dire mettere a libro paga un altro allenatore oltre al già esonerato Clarence Seedorf. In tempi di spending review anche una mossa simile potrebbe alterare i già fragili equilibri economici della società rossonera e influire poi sul calciomercato estivo.

2) CROLLO DELL’ENNESIMO PROGETTO – Con l’addio di Inzaghi il Milan si ritroverebbe per il secondo anno consecutivo punto e a capo. La scorsa stagione doveva essere quella di transizione prima di quella del rilancio. In caso di un altro fallimento per i rossoneri si prospetterebbe un altro campionato di purgatorio e visti i conti societari ciò non sarebbe ammissibile. Ecco che la prospettiva dell’esonero, soprattutto a metà stagione, dovrebbe essere un’arma da utilizzare soltanto in casi estremi. Per adesso il Milan è ancora in corsa per l’Europa League.

3) SIAMO IN ITALI A MA SERVE PAZIENZA – Giudicare un allenatore soltanto dai risultati è un’attività molto diffusa in Italia. Il ragionamento del tifoso medio è più o meno questo: siccome Seedorf (o chi per lui) sulla panchina del Milan, a parità di gare disputate, ha fatto più punti di Inzaghi allora l’olandese è meglio dell’italiano. Non si possono fare confronti simili dal momento che vengono chiamate in causa delle variabili impossibili da quantificare come, ad esempio, la qualità delle avversarie e degli uomini a disposizione. Vero che Inzaghi nelle ultime sfide ha commesso degli errori importanti ma un certo Alex Ferguson impiegò 3 anni prima di vincere un trofeo con il Manchester United e 7 per ottenere la Premier League. Questo per dire che serve un minimo di pazienza prima di mettere alla gogna un allenatore. In casa Milan siamo passati dall’esaltazione più completa alla critica cruda e dura. Inzaghi è un tecnico alla prima esperienza in Serie A quindi ha bisogno del suo tempo: se la società l’ha scelto, avrà sicuramente messo in conto questo aspetto non da poco.

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