ESCLUSIVA CMNEWS – L’incredibile storia di Daniel Engelbrecht, che gioca con un defibrillatore sotto la pelle

engelbrecht
Una storia incredibile, che in Italia, per regolamento, non sarebbe nemmeno possibile. Daniel Engelbrecht è un attaccante di 24 anni di proprietà dello Stuttgarter Kickers. Il 21 luglio 2013, durante la gara con il Rot-Weiß Erfurt, Daniel collassò a terra a causa di un problema cardiaco: praticamente lo stesso che ebbe Morosini. Daniel però è stato salvato. Ma il rischio che l’anomalia si ripresenti è altissima, per questo si è deciso di inserirgli un defibrillatore sotto la pelle, che gli salverebbe la vita nel caso in cui ci fosse un nuovo attacco. I medici gli hanno ovviamente sconsigliato di tornare a giocare a calcio, ma per Daniel nulla accade per caso. Se è sopravvissuto a questa tragedia, dice Daniel, è perchè Dio vuole che dia forza ad altre persone che soffrono. E lui è convinto di poter riuscire nella sua missione attraverso il calcio. Nonostante i rischi che corre. Il 6 dicembre scorso, a 18 mesi dall’infortunio, Daniel è riuscito perfino a segnare il gol del 2-1 contro il Wehen. Per poi ripetersi contro il Sonnenhof. Abbastanza per vincere il premio come miglior giocatore professionista in Germania per il mese di dicembre. La sua squadra lotta per ottenere la promozione nella Serie B tedesca, lui sogna la Bundesliga. Intervistato da Calciomercatonews.com, Daniel ha raccontato la sua storia.

Daniel, ha paura a giocare?
“Molta, ma il mio amore per questo sport è troppo grande. Dopo ogni allenamento andato bene prendo un po’ di fiducia. Inoltre mi faccio forza per le persone che mi prendono a modello. Giocare è l’unico modo che ho per avere la sensazione che la mia battaglia sia effettivamente stata vinta e che le mie sofferenze siano utili ad altri”.

 

Cosa ricorda del giorno del suo malore?
“Ricordo il momento subito precedente. Mi tremavano le gambe, mi girava la testa. Poi ricordo di essermi svegliato e di aver visto i miei compagni con le mani nei capelli. In mezzo una sensazione strana…”

 

Quale?
“Pensavo fosse una sciocchezza, ma quando ho rischiato di morire ho visto la vita scorrermi davanti agli occhi. Vedevo dei flash di quando ero bambino e provavo quelle emozioni lì. Ho visto molte immagini, anche di cose dimenticate, fino ad arrivare al momento del mio dramma. Sentivo che stavo per morire, ma ricordo di aver pregato di poter fare del bene e di restare ancora con la mia famiglia”.

Cosa ha provato nel momento del suo primo gol dopo l’incidente?

“Sono stato travolto dalle emozioni. In quell’istante ho capito che ero tornato come calciatore. Che nessuno mi stava regalando nulla. È stato il momento in cui ho capito che la mia battaglia era stata vinta”.

 

Sente il defibrillatore dentro di sé?
“Sì. Ho un bozzo sul petto che a torso nudo si vede. Però lo considero come il mio angelo custode. So che sta lì per salvarmi la vita”.

 

Cosa chiede al 2015?
“Prima dicevo che la salute era importante quasi perché mi sentivo obbligato a dirlo. Sono frasi fatte. Ora prego tutti i giorni affinché io e i miei cari possiamo stare bene”.

 

Lei crede in Dio?
“Sì, ci ho sempre creduto, ma dopo questo episodio ci credo di più. Sono convinto che io abbia il compito di far capire alla gente che dalle difficoltà c’è sempre una via d’uscita”.

 

In Italia c’è mai stato?
No, ma so che è bellissima e che si mangia bene. Appena posso ci verrò.

 

Ha una squadra preferita in Italia?
Non veramente. Ma le squadre storiche come Juventus, Milan e Inter le seguo con interesse.

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