Paulo Dybala non è un ragazzo come gli altri. Appena maggiorenne, l’allora attaccante dell’Instituto, modesta squadra che milita nella seconda serie del calcio argentino, fa innamorare i club più importanti d’Europa grazie a gol e giocate da grande campione. Insomma, gli scout scoprono di avere tra le mani un potenziale craque, un predestinato dal futuro assicurato. Siamo nell’estate 2011 e alcune big muovono i primi passi per intavolare un dialogo con l’Instituto. Tra queste c’è pure l’Inter che sembra essere riuscita a trovare un accordo con il giocatore e il suo entourage: in giro circolano già le cifre della possibile operazione (3 milioni di euro). Trascorre l’intera sessione di calciomercato e tutto tace fino a che, nell’aprile 2012 il vulcanico presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, annuncia in modo ufficioso di aver completato con successo l’operazione Dybala: mancano pochi dettagli, annuncia il patron rosanero, e la Joya potrà calcare il terreno del Barbera. Quello che incuriosisce è la somma record che il Palermo spende per portare in Italia il giovane attaccante: 12 milioni di euro ovvero il quadruplo di quanto aveva messo sul piatto qualche mese prima una società del blasone dell’Inter. L’ufficialità del passaggio di Dybala al Palermo arriva nell’estate 2012. Poco dopo si scopre che il giocatore è stato iscritto nel bilancio 2011-2012 a poco più di 5 milioni di euro e non, come risaputo, a 12. Sorge quindi il dubbio che parte dei soldi impiegati dai rosanero per l’acquisto dell’argentino siano andati a privati e non all’Instituto. Puntualmente, si viene a sapere che una percentuale del cartellino di Dybala fa capo a Gustavo Mascardi per mezzo dell’agenzia Penchill Limited. E iniziano presto le grane per il Palermo dato che l’ex agente di borsa, oggi calatosi a 360 gradi nella compravendita dei giocatori di pallone, costringe i siciliani a una vera e propria stangata. Il motivo? Mascardi, che si lamenta per il mancato riconoscimento dei diritti sul trasferimento dell’attaccante, muove un contenzioso con il Tas di Ginevra. Il risultato? Zamparini è costretto a sborsare al broker sudamericano la bellezza di 8 milioni di euro per il servizio di mediazione che avrebbe portato Dybala in terra sicula da aggiungere ai precedenti già concordati con la Penchill. Insomma, nonostante per il Palermo il trasferimento fosse concluso, i rosanero devono pagare questo surplus imposto dal Tas. Successivamente i rosanero tornano in Serie A e Dybala si sblocca fino a diventare uno dei giocatori più ambiti dalle corazzate europee. L’argentino nel frattempo revoca il mandato a Mascardi e si affida a Paulo Triulzi, agente amico dello stesso Mascardi e protagonista del trasferimento di Iturbe alla Roma: lo stesso che gestì il passaggio di Cavani al Napoli. C’è però un problema: Zamparini, che vorrebbe rinnovare il contratto di Dybala, in scadenza nel giugno 2016, si trova le porte sbarrate: ogni trattativa è interrotta e l’argentino si candida a essere uno dei campioni più ambiti del calciomercato europeo. E ovviamente, da un suo trasferimento in qualche big, godrebbero diverse figure private ma non il Palermo di Zamparini. Questo ha portato il patron dei rosanero a lanciare una violenta invettiva sull’argomento: ‘Il ragazzo è ormai in mano a personaggi che non vogliono il suo bene. E’ difficilissimo che resti a Palermo. Ormai il calcio è in mano a certi personaggi come agenti ed altri che vogliono solo fare soldi. Adesso è influenzato da chi lo vede solo come una cassaforte di soldi e basta. Non parlo più con lui. E’ cambiato completamente. Ci sono delle persone che cercano di coinvolgerlo in situazioni strane. E’ un ragazzo d’oro, corrotto da cattivi educatori‘. E ancora, in un’intervista a Tuttosport lo stesso Zamparini rincara la dose sul conto di Mascardi: ‘Ce l’ho con lui e con i suoi fondi in Sud America. Attraverso quelli compra, muove i giocatori, mantiene delle percentuali o vende tutto il cartellino. Lo porterò in Tribunale.Vogliono che io tiri fuori altri soldi oltre a quei 12 milioni. Fino a 15. Col cavolo! Anzi, lo denuncio io, Mascardi e i suoi sodali. Avevamo un accordo per l’acquisto a 9 milioni, poi il giorno dopo hanno cambiato le carte in tavola, mi hanno detto che Dybala non firmava più, improvvisamente sono saliti a 12 . E per la Fifa va sempre tutto bene. Che schifo‘. Morale della favola: dopo aver investito 12 milioni per portare Dybala in Italia, Zamparini rischia di non poter rinnovare il contratto a un suo giocatore e di vederlo partire contro la sua volontà perché per i fondi, tenere un giocatore fermo per troppo tempo in una squadra, come ben sappiamo, è controproducente. Con l’arrivo di Triulzi ‘Le trattative per il rinnovo si sono interrotte – scrive Giulio Mola su QS – i nuovi manager hanno creato attorno all’argentino una ‘mangiatoia’ dove l’unico a restare a diguno rischia di essere proprio Zamparini perché se l’attaccante non rinnova entro l’estate, l’asta si aprirà subito e le big d’Europa non resteranno a guardare, sapendo di poter prendere il calciatore a zero‘.
IL PALERMO NELLA TRAPPOLA DEI FONDI – Il Palermo è scivolato ,suo malgrado, sulla buccia di banana lasciata dai fondi d’investimento in altre circostanze oltre al citato ‘caso Dybala‘. Ad esempio, parallelamente al giovane attaccante, qualcuno riuscì a rifilare ai rosanero un certo Sebastian Sosa. Il presunto erede di Cavani dopo nemmeno una presenza con il Palermo nella stagione 2012-2013, viene girato in prestito all’Empoli per pochi euro prima di esser ceduto definitivamente agli slovacchi del Senica in quella che sembra essere una vera e propria triangolazione, classico delle operazioni contornate dalle terze parti. Se Dybala per Zamparini si è rivelata una scommessa azzeccata lo stesso non può dirsi per Sebastian Sosa: non sappiamo se il giocatore sia controllato da una TPO (anche se diversi elementi confermerebbero tale ipotesi) ma, se così fosse, è certo che giocare con i fondi d’investimento può rilevarsi molto deleterio oltre che pericoloso per le proprie tasche. Facciamo un passo indietro per citare le cessioni di Abel Hernandez e Javier Pastore oltre all’acquisto di Emerson Palmieri. Il primo nell’estate 2014 viene ceduto dal Palermo dopo una lunga trattativa all’Hull City per 12 milioni di euro. Un affare per i rosanero? Mica tanto. A occuparsi del passaggio dell’attaccante in Premier si occupa l’enigmatico agente Pablo Betancourt (secondo alcuni il suo vero nome sarebbe Pablo Martin Bentancur Rubianes). I diritti economici sul cartellino di Hernandez non erano interamente di proprietà del Palermo in quanto il 45% appartenevano al Peñarol, ex squadra del giocatore che incassa a margine dell’operazione 5,4 milioni di euro; 2,8 milioni finiscono nelle tasche di Betancourt e soltanto i restanti 3,8, vanno al Palermo. Un dettaglio da aggiungere all’inquietante mosaico: il presidente del Peñarol è Juan Pedro Damiani, personaggio investigato per presunti contatti con società controllate dallo stesso Betancourt come Helvetic. Andiamo avanti. Arriviamo quindi alla cessione di Pastore al Psg datata estate 2011. L’argentino, acquistato dal Palermo nel 2009 dall’Huracan per 6,5 milioni di euro, viene prelevato dagli sceicchi francesi per la cifra mostruosa di 43 milioni. Anche in questo caso non sono mancate le polemiche in quanto la mangiatoia attorno al fantasista si è rivelata piuttosto affollata e le cifre comunicate non sempre limpidissime. Ai rosanero, ufficialmente, sono andati soltanto poco più di 22 milioni di euro: 12,5 sono finiti sul conto dell’agente di Pastore, Marcelo Simonian, mentre il 5% dell’intera quota versata dal Psg è stata dirottata ai club che hanno fatto crescere il giocatore prima di trasferirsi in Italia. E i restanti? Mistero. Quel che è certo è che Zamparini ha accusato Simonian di essersi preso più di quanto avrebbe dovuto: secondo il patron dei rosanero l’agente di Pastore avrebbe intascato circa 20 milioni di euro. Carlo Laudisa, dalle pagine della Gazzetta dello Sport, descrive così la situazione: ‘L’ agente argentino Marcelo Simonian, attraverso la Dodici Corporation, controlla sin dai primi passi i diritti di Pastore. E adesso (al momento della cessione del giocatore al Psg ndr) ha fatto valere questo suo ruolo strategico. Passo indietro Non a caso quando nel 2008 l’ Huracan acquistò Pastore dal Talleres ottenne il solo 10% del suo cartellino. Per questa ragione – continua Laudisa – il Palermo anticipò Milan e Chelsea nell’ ingaggio del talento di Cordoba proprio grazie all’ appoggio di Simonian, che controllava l’ operazione in virtù di quel 90% in possesso sulla sponda argentina. Il club rosanero accettò di riconoscere quel 50% che ora Zamparini sostiene gli sia stato estorto‘. Nell’agosto 2014 il Palermo preleva in prestito con diritto di riscatto (non comunicato) dal Santos tale Emerson Palmieri. Questo terzino ha un curriculum molto smilzo per quel che riguarda il campo – appena 18 presenze con il club paulista – ma alle spalle può contare sull’apporto di Elenko Sport, agenzia in stretto contatto con il Fondo Sonda, ovvero un’istituzione finanziaria di proprietà di due fratelli brasiliani che ha fatto ingenti fortune nel mondo del calcio. Un’inchiesta su Qs datata 8 gennaio 2015 porta a rivelazioni sconcertanti e, tramite la voce di un agente FIFA anonimo si apprende che ‘gli agenti che si legano ai fondi lo fanno in maniera scorretta: conflitto d’interessi e monopolio. Figurarsi se uno si preoccupa di dirottare Palmieri a Palermo. Serve solo per spostare denari‘. La morale è sempre quella: non sempre conviene fare affari con i fondi d’investimento.
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