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Ligue 1, miracolo Lione: i segreti dei terribili ragazzi di Francia

Il Lione è in vetta alla Ligue 1 davanti a Marsiglia e Psg. Neppure i petrodollari degli sceicchi, per adesso, sono serviti ad arginare l’inarrestabile corsa dei terribili ragazzi di Hubert Fournier capolisti del campionato francese con 50 punti raccolti in 24 partite. Risultato davvero considerevole per chi, come il Lione, non respirava un’aria simile dagli anni d’oro, quelli dei sette titoli consecutivi compresi tra la stagione 2000/2001 e 2007/2008. Sprofondato in un declino senza fine, l’OM è resuscitato grazie ai talentuosi ragazzi forgiati nella sua Accademia (Italia, prendere appunti), gli stessi che oggi tengono testa ai vari Ibrahimovic e Cavani. Nessun trucco, nessun inganno. Il longevo presidente Aulas, preso atto di non poter competere economicamente con gli inesauribili fondi degli sceicchi, ha pensato bene di investire sul settore giovanile dopo aver ceduto i pezzi migliori della rosa per evitare buchi di bilancio. Con una parte di questo ricavato il Lione si è dedicato alla coltivazione di un settore giovanile che oggi sta dando alla luce frutti dal sapore dolcissimo. Con l’altra, la società ha pensato bene di mettersi all’avanguardia investendo per la costruzione del nuovo stadio che, stando a quanto si dice, dovrebbe esser pronto tra un anno; si tratterebbe inoltre del primo impianto di proprietà della Ligue 1 e sarebbe in grado, secondo le stime, di garantire al Lione un guadagno annuo di 70 milioni di euro. Insomma, la storia dell’OM racconta di una squadra che, onde evitare di essere stritolata dal gap con le ricche rivali, ha saputo applicare un intelligente percorso alternativo. Niente competizioni giocate su piani inarrivabili – che avrebbero potuto portare a pericolosi indebitamenti – ma soltanto una netta riorganizzazione del settore giovanile che sta iniziando a dare buone risposte. Intanto se al termine della stagione arrivasse il titolo ci sarebbe il segnale di una nuova era. In ogni caso, per avere la certezza del successo ( o quella del fallimento) del progetto intrapreso, i tifosi del Lione dovranno pazientare ancora qualche mese. E l’ambiente, con il presidente Aulas in testa, è uno di quelli che ha dimostrato di avere molta pazienza.

UN MODELLO (EURO)SOSTENIBILEIl bilancio del Lione è positivo grazie all’accurata gestione della società, sempre attenta a equilibrare acquisti e cessioni. Per capire come nasce un simile modello sostenibile, a prova di crisi e di sceicco, bisogna fare un passo indietro, precisamente all’estate del 2009. Questo è il primo anno di difficoltà per la squadra francese dopo il citato ciclo d’oro dei sette successi consecutivi. Il Lione investe sul mercato più di 80 milioni di euro per rifare l’intera rosa e tornare nel posto che gli spetta. Una mossa stile Psg? Nemmeno per idea perché gran parte di questo denaro deriva dalle cessioni che, in totale, ammontano a oltre 50 milioni di euro. La rifondazione non porta però effetti sperati e neppure il calciomercato seguente (quasi 29 milioni spesi e 10 incassati) regala ad Aulas risultati ottimali. Nella stagione 2011-2012 a Parigi gli sceicchi iniziano a investire soldi su soldi per trasformare il Psg in una corazzata europea: 107 milioni di euro rappresentano il primo esborso di Al-Thani. Parallalamente il Lione corre ai ripari e da qui inizia a puntare sul modello sostenibile: il saldo, contrariamente ai rivali parigini, è più che positivo e ammonta a circa 18 milioni di euro. Negli anni successivi il valore si mantiene stabile tranne nell’ultima sessione di mercato in cui le entrate (3,4 milioni per gli arrivi di Rose, Jallet e Cornet) sovrastano le uscite (1,5 milioni). Il -1,9 è però una sciocchezza in confronto al saldo negativo del Psg di quasi 48 milioni di euro, soldi questi spesi solo per l’operazione David Luiz. In definitiva, dal 2009 a oggi, il Lione ha investito in compere 130 milioni di euro mentre 142 sono i milioni ricavati dalle cessioni. Il saldo è di poco più di 11 milioni di euro. Quello del Psg? In negativo di 411 milioni di euro. La chiara dimostrazione che i soldi nel calcio non sono (ancora) tutto.

LA FORZA DI UN VIVAIO – Tornando però al modello Lione non si può tralasciare l’ingranaggio centrale di un meccanismo all’apparenza perfetto: il settore giovanile. Già, perché se l’OM ha speso poco in compere, lo ha fatto in quanto si è affidato ai ragazzi sfornati dal vivaio, uno dei migliori d’Europa. Da questa scuola calcio sono transitati campioni di livello assoluto, gente del calibro di Giuly, Govou, Benzema, Ben Arfa e Remy soltanto per citare qualche nome. Il numero di calciatori usciti da qui tiene il paragone persino con la Cantera del Barcellona; i blaugrana hanno forgiato 43 giocatori che attualmente militano nei campionati più importanti d’Europa, il Lione 33 (meglio fanno Manchester United e Real Madrid). Oggi il Lione, su 31 giocatori in rosa, ne ha ben 21 svezzati in casa; su 11 titolari, 8 sono del vivaio mentre l’età media complessiva del gruppo si attesta intorno ai 22 anni (Italia, prendere ancora appunti). Non stiamo però parlando di giovani di facciata ma di colonne portanti dell’undici titolare disegnato da Fournier. Dal portiere Lopes ai difensori centrali Umiti e Koné, dal capitano Gonalons alla coppia formata da Tolisso e Ferri; da Fekir (soprannominato da Aulas ‘il nostro Messi‘) a Lacazette. Tutti ragazzi ambiti dalle migliori big europee ma che per adesso preferiscono continuare a formarsi nella magica realtà del Lione. Ultimo appunto nel confronto tra Lione e Psg: quanto hanno speso le due società per costruire le rispettive formazioni titolari? Il costo complessivo del Lione si attesta intorno ai 3,5 milioni di euro visto che, come detto, moltissimi giocatori provengono dalle giovanili; quello del club parigino sfiora i 400 milioni di euro. Se il Lione riesce a portare avanti un simile modello con un budget estremamente ridotto è lecito chiedersi cosa sarebbe in grado di fare la società di Aulas con una riserva di denaro come quella del Psg. Niente trucchi, niente fondi d’investimento: l’OM è l’esempio di come dovrebbe organizzarsi una squadra per competere nel calcio che conta.

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