Mino Raiola, il re del mercato, agente tra gli altri di gente come Zlatan Ibrahimovic e Paul Pogba, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha svelato importanti retroscena sul passato e ha fatto il punto sul momento che stanno vivendo le squadre italiane.
SULLE MILANESI – “Milan e Inter si devono unire. Sono state le più ricche del mondo ma non sono mai diventate dei club che possano andare avanti senza Berlusconi o Moratti. Rischiano di restare due mezze squadre. Se unisci due società unisci pure i fatturati, invece di due club da 160 milioni ne fai uno da 320 e crei un marchio nuovo che può solo crescere. Ho cercato di comprare una società in Inghilterra perché credo che ci sia un marchio forte ancora non sfruttato: FC London. A Milano bisogna fare una FC Milano, unica e identificabile nel mondo”.
SU BALOTELLI – Balotelli è un prodotto tipico italiano. Cioé quel prodotto che ci rovina ma che ci ha fatto pure vincere quattro Mondiali. In Italia è più apprezzata l’individualità, dovremmo dare un’educazione calcistica”.
SULLA FIFA – “La federazione deve essere trasparente, dovrebbe promuovere il calcio aiutando bambini, disabili, oppressi. E poi, deve essere la Fifa a decidere se in Italia bisogna usare o no la tecnologia? Fallo decidere a Figc, FA e via così, decentralizza il potere. È una vergogna che in Italia Tavecchio appoggerà Blatter. Van Praag è pacato, intelligente, politico. La mia candidatura era seria, mi sono ritirato perché si è candidato lui”.
L’INUTILITA’ DEI PRESTITI – “Comprare e mandare fuori è una cavolata. Pensate a uno come Coman: se l’anno prossimo non gioca gli consiglio di andare via. Ma non in prestito, a titolo definitivo. Un tedesco non comprerebbe mai un giocatore per darlo in prestito: piuttosto non lo compra. Il giovane in Italia è visto come un rischio, per me è una ricchezza: uno che fa tutto quello che vuoi se gli dai una chance. Mastour? Quel circo attorno a lui non mi piace”.
SUL RUOLO DELL’AGENTE – “Non puoi essere costretto a fidarti di uno per anni con mandato irrevocabile. È come se vado dal dentista e lui dice che non mi cura se non gli metto per iscritto che per due anni sono suo cliente. L’intermediario fa l’affare indipendentemente dalla contentezza del giocatore, il procuratore ne cura l’interesse. Io sono un procuratore. E mi da fastidio quando dentro l’affare si mettono altri. Se il Real vuole Pogba chiama la Juve, poi me e ci mettiamo d’accordo. Queste intermediazioni rendono il lavoro poco trasparente”.
SUI FONDI D’INVESTIMENTO – “Il fondo se è fatto bene è un asset, altrimenti è un’estorsione. Stavo acquistando una parte di Balotelli, poi il Liverpool ha deciso di fare da solo l’investimento e ho fatto soltanto il procuratore. Il rischio è mio, se va male mica chiedo i soldi al giocatore. Perciò lo faccio solo con i miei. I fondi non sono un contropotere. Voglio vedere uno che va da Ibra a dirgli: oggi non fai gol. Il giorno dopo aprirò il giornale e leggerò che è morto. Il problema è questo: i club non hanno soldi, le banche non ne danno”.
E, INFINE, SVELA – “Sapete che stavo comprando il Napoli? Insieme a Pozzo, prima che arrivasse De Laurentiis. Poi l’affarone l’ha fatto Aurelio. Sono stato vicino anche alla Roma, prima degli americani. Avevo quasi firmato, non vi dico chi era il mio socio. Ma Unicredit aveva paura gli bruciassero le agenzie. Il progetto di questa Roma però non mi piace: i giocatori che prendi poi devono giocare. Sabatini è costretto a lavorare in un certo modo, ha un buon allenatore che però i ragazzi non glieli mette in campo” .
Stella Dibenedetto – www.calciomercatonews.com