In Italia ha vinto Coppe e campionati. Eppure quando sbarcò in Italia era uno sconosciuto. Fece le fortune di Lazio e Inter, riuscì a conquistare il cuore dei biancocelesti con un gol in un derby storico come quello in cui Di Canio corse ad esultare sotto la Curva romanista. Il brasiliano Cesar, intervistato in esclusiva da calciomercatonews.com, ha ripercorso tutta la sua carriera in Italia.
La Lazio ti prese che eri quasi uno sconosciuto…
Quando arrivai, la Lazio era al primo posto del ranking Uefa. Io il primo anno faticai molto, mi aiutò in particolare Simeone. De La Pena era il più forte di tutti, ma era 10 anni avanti. Oggi sarebbe perfetto per il gioco di Guardiola e non a caso lui è cresciuto nel Barcellona. Mendieta è stata una delusione: non capisco come mai abbia fallito così.
Dopo un primo anno di assestamento alla Lazio facesti benissimo…
Il mio primo anno alla Lazio fu molto deludente, ma anche la squadra fece male e la società cambiò allenatore. Andò via Zaccheroni e venne preso Roberto Mancini. Nella prima giornata di campionato venni mandato in tribuna. Il mister mi disse che potevo cercarmi una nuova destinazione. Andai a parlare con Cragnotti, ma lui mi disse che Mancini aveva cambiato idea e che puntava su di me. Fui decisivo in un Atalanta-Lazio. E da quel momento non uscii più dalla squadra titolare.
Cosa ricordi di quel famoso 5 maggio?
Il 5 maggio fu incredibile. I tifosi avevano paura che la Roma avrebbe potuto vincere lo scudetto e si erano schierati dalla parte dell’Inter. Noi però dovevamo fare i professionisti. L’Inter però quel campionato lo buttò nelle giornate precedenti.
In un Lazio-Siena che finì 5-2 facesti una tripletta. Cosa ricordi di quella partita?
Che non l’avrei dovuta giocare. Ero tornato dal Brasile 2 giorni prima. Ma entrai in campo e giocai con addosso a maglia con la foto di un ragazzo morto.
Poi il passaggio all’Inter…
Quando arrivai a Milano qualcuno era un po’ freddo con me. Si ricordavano ancora del 5 maggio. Poi però col tempo la situazione è migliorata e mi sono ambientato bene.
Qual è la partita più emozionante della tua carriera?
Quel Parma-Inter all’ultima giornata fu incredibile. Erano settimane che si parlava di un nuovo 5 maggio, e alla fine del primo tempo dell’ultima giornata di campionato la Roma ci aveva scavalcato. Poi entrò Ibra e risolse tutto con una doppietta. A fine partita, durante i festeggiamenti, andammo tutti a ringraziare Mancini. Tutti tranne Zlatan. Lui si avvicinò al mister e gli disse “prego”.
Molti tifosi della Lazio se la presero con Mancini perché sembrava che stesse rubando i giocatori biancocelesti per portarli all’Inter: tu, Stankovic, Favalli, Mihajlovic…
Non è vero che Mancini aveva convinto i giocatori a lasciare la Lazio per andare all’Inter sapendo che l’avrebbe allenata lui. Lui ha cominciato a chiamarci solo dopo essersi trasferito a Milano. Fino a quando ci allenava a noi pensava solo alla Lazio.
Come hai vissuto Brasile-Germania 1-7?
Ho visto un video su youtube che mi ha fatto più male della partita. Si vedono i gol della Germania e le sagome dei brasiliani non si vedono. È come se la Germania stesse giocando da sola. Vedendo quel video si capisce che i tedeschi non giocavano a ritmi altissimi. Semplicemente i brasiliani erano immobili.
Elmar Bergonzini -www.calciomercatonews.com
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