Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Lorenzo De Silvestri ha parlato della partita fra la Lazio (la squadra in cui è cresciuto) e la Sampdoria.
Lorenzo, la vita da calciatore è come la sognavi?
Sì e no. Siamo privilegiati e me ne rendo conto, però la nostra vita è piena di alti e bassi. Nel calcio si vive sulle montagne russe, si è costretti a crescere in fretta: nel bene e nel male tutto viene enfatizzato, e restare con i piedi per terra a 20 o 25 anni non è facile. Nella società moderna un 30enne è considerato giovane a patto che non sia un calciatore. Ma quello che conta è la passione. Sono felice di giocare a calcio: quando inizio a correre dietro quel pallone dimentico le cose negative. Però credo che questa intervista sia l’esempio che con la tenacia i sogni si possano realizzare.
Lazio-Sampdoria per te significa molto a prescindere, ma lunedì è lo scontro fra due sorprese del campionato…
Che sarebbe stata una sfida fra terze a questo punto del torneo era impensabile. Noi abbiamo un gruppo molto unito, e in questo è fondamentale Mihajlovic. È lui che ci ha trasmesso fiducia, ci ha dato un’organizzazione di gioco particolare. Ci alleniamo a ritmi elevatissimi. Noi giocatori, proprio come il mister, cerchiamo di migliorare in ogni singolo allenamento. Stiamo crescendo tutti insieme.
La Lazio arriverà alla sfida distratta dal derby?
Quella prima del derby è una partita particolare. I diffidati stanno attenti, e si cerca di evitare botte che possano metterti in dubbio per la gara successiva. Ma la Lazio è forte, e dopo le festività le partite sono tutte strane. Noi non li sottovaluteremo, ma credo che loro sappiano, nonostante il derby sia alle porte, che contro di noi è uno spareggio.
La finale di Coppa Italia fra Roma e Lazio dove l’hai vissuta?
Ero allo stadio. Il giorno prima ero a Londra per Bayern-Dortmund. Sono state due finali tesissime, anche se a Roma ero particolarmente coinvolto…
Mihajlovic lo conosci dai tempi della Lazio: lui giocava, tu eri nelle giovanili. Che tipo è?
È molto serio, ma sa anche scherzare. Essendo stato calciatore sa come rapportarsi con noi: ci invita a cena, ci racconta gli aneddoti di quando giocava… Ma quando c’è da lavorare non si ride più. Però non è assolutamente un sergente di ferro.
L’intervista completa oggi sulla Gazzetta dello Sport