TORRES CERCI – Il primo colpo del calciomercato invernale è stato messo a segno dal Milan. I rossoneri hanno portato a compimento uno scambio di prestiti con l’Atletico Madrid che ha visto Fernando Torres tornare in Spagna dopo la lunga esperienza in Premier e l’infelice parentesi in Italia; dall’altra parte, Alessio Cerci ha fatto il percorso inverso salutando i Colchoneros dopo mesi di panchina per approdare alla corte del Diavolo. Un’operazione clamorosa per più ragioni a cominciare dal fatto che i club in questione, negli ultimi giorni della sessione estiva, erano riusciti ad arruolare i due giocatori desiderati dopo estenuanti trattative. Galliani ha portato El Niño a Milanello nei famosi ‘giorni del Condor‘ per aiutare il Milan ad arrivare in Champions League mentre Cerci, più o meno contemporaneamente, è diventato un giocatore dei Colchoneros per la bellezza di 18 milioni di euro (16 di base più 3 di bonus non specificati), per offrire spinta sulle fasce all’Atletico Madrid di Simeone. L’attaccante spagnolo, invece, ha alle spalle una formula più complessa: il club meneghino ha prelevato Torres dal Chelsea con un prestito biennale, ovvero il residuo del contratto con gli inglesi, con opzione per il terzo; i Blues hanno così ceduto un giocatore a zero ma senza avere in bilancio un’enorme minusvalenza; dal canto suo il Milan è riuscito ad ottenere la punta richiesta senza versare cifre folli. L’unica spesa versata dai rossoneri infatti, equivale allo stipendio del giocatore, cioè 4 milioni netti annui.
L’OMBRA DEI FONDI. PRIME IPOTESI – Per chiarire lo scenario che ha portato alla chiusura di questa trattativa, occorre fare un passo indietro. Più precisamente all’estate 2014, quella in cui si è concretizzato il passaggio di Cerci dall’Atletico al Torino: questa non è stata l’unica operazione di mercato intercorsa fra i due club nella scorsa sessione. I granata hanno infatti acquistato dai Colchoneros il regista Ruben Perez ‘a titolo temporaneo, ma con opzione per l’acquisto a titolo definitivo‘ fissata intorno ai 3 milioni di euro. Chi è costui? La sua scheda ci parla di un giocatore promettente, 25 anni, con una buona esperienza maturata in Liga grazie ai prestiti tra le fila di Deportivo La Coruña, Getafe, Real Betis ed Elche. Adesso ecco anche l’esperienza in Italia. Scavando più a fondo si scopre che Perez è uno dei tanti giocatori controllati dal fondo d’investimento strettamente connesso alle gesta dell’agente Jorge Mendes: Doyen Sports. Sorge un quesito: quali rapporti di mercato ci sono fra il Torino e Doyen Sports? Anche Cerci, come Perez, può essere collegato al fondo in questione? Proseguiamo nel ragionamento.
L’OMBRA DEI FONDI. UNA CERTEZZA – Torniamo alle vicende di Torres e Cerci. I giocatori nei nuovi club raccolgono più critiche che elogi: il Milan vorrebbe restituire l’attaccante al Chelsea ma i Blues rispondono picche mentre l’Atletico Madrid non vede l’ora di disfarsi dell’ex granata ambito dalle due squadre di Milano. Poco dopo il Diavolo inizia a corteggiare Cerci. Passa qualche giorno e Galliani riesce a piazzare il colpo: c’è l’intesa fra Milan e Atletico Madrid per lo scambio di prestiti fra Torres e Cerci. Sembra tutto fatto ma l’allenatore dell’Inter, Roberto Mancini, chiama personalmente il giocatore per convincerlo a scegliere i nerazzurri piuttosto che i rossoneri. Cerci prende tempo ma l’Atletico è inflessibile: in caso di partenza, il Milan è l’unica destinazione possibile. E Simeone continua a chiedere espressamente Fernando Torres. Cerci si trova di fronte a un aut aut invalicabile. Alla fine l’ex Torino, onde rischiare un prosieguo stagione in panchina, accetta il passaggio al Milan e i rossoneri effettuano di conseguenza l’ultimo step prima di quello decisivo. Torres viene riscattato dal Chelsea; i Blues di fatto cedono a titolo gratuito il cartellino del proprio giocatore al club di via Aldo Rossi. Il gioco è fatto: l’attaccante vola in Spagna, l’esterno torna in Italia. Perché Cerci ha accettato di trasferirsi al Milan nonostante la preferenza interista? Si consideri che il 50% del cartellino di Alessio Cerci, come scrivono dalla Spagna, è di proprietà di un fondo d’investimento il quale, a suo tempo, avrebbe finanziato parte dei 15 (secondo alcuni 18) milioni finiti nelle casse del Torino durante la trattativa con i granata. Grazie al supporto di una terza parte, i Colchoneros vinsero la concorrenza degli altri pretendenti del giocatore, fra cui il Milan. Oggi lo stesso fondo potrebbe aver giocato un ruolo chiave anche ai fini del conseguimento della citata operazione di calciomercato. Non ci sono certezze che il fondo sia la Doyen Sports ma più di un indizio (il trasferimento di Ruben Perez al Torino su tutti) porterebbe a questa conclusione.
UNA RICOSTRUZIONE POSSIBILE – Inserendo nel ragionamento la variabile dei fondi d’investimento, la ricostruzione del perché Milan, Atletico Madrid e Chelsea si siano resi protagonisti di una delle più curiose quanto particolari operazioni di calciomercato degli ultimi anni, cambia aspetto. L’esperienza di Cerci con la maglia dei Colchoneros è stata deludente e il rischio di una svalutazione del prezzo di mercato dell’esterno è vicina a concretizzarsi. Se il valore dell’ex Torino calasse, anche il fondo che ipotizziamo co-proprietario del suo cartellino, ci rimetterebbe parecchi soldi. E’ questa una spiegazione possibile del passaggio di Cerci al Milan: la necessità di trovare una squadra che riesca a garantire al giocatore un ruolo di primo piano. Questa poteva essere l’Inter, è vero, ma i rossoneri avevano dalla loro la carta Torres da giocare.
QUALE FONDO? – La possibilità che ci sia un fondo a controllo del 50% del cartellino di Cerci sembrerebbe dunque molto plausibile. Ma non sappiamo di quale fondo si tratti. Secondo quanto ipotizzato dal giornalista Pippo Russo potrebbe essere la Doyen Sports, per altri la Quality Sports Investments. Alcune fonti parlano di un ruolo decisivo del primo, altre del secondo. Ci sono buone probabilità e diversi indizi a sostegno del fatto che la Quality Sports Investments sia proprietaria della metà del cartellino di Cerci. Questa terza parte avrebbe aiutato l’Atletico Madrid nell’acquisto del giocatore dal Torino e oggi sarebbe l’attrice protagonista del passaggio dell’ex granata al Milan sfruttando la posizione di Peter Kenyon, ex amministratore delegato del Chelsea oggi consulente proprio della Quality Sports Investments (stesso ruolo, fra l’altro, ricoperto anche da Jorge Mendes). E i Blues pare abbiano investito proprio in uno dei fondi promossi dalla Quality Sports ovvero il Burnaby Sports Investments. Se ciò trovasse conferma, la situazione sarebbe chiara. Il Chelsea avrebbe ‘regalato’ Torres al Milan subendo una perdita secca di bilancio di quasi 20 milioni di sterline, l’Atletico avrebbe riportato a casa un giocatore, seppur amato dall’ambiente, in fase decrescente scambiandolo con uno, Cerci, controllato per metà dalla Quality Sports Investments. Poiché Cerci, non giocando, rischiava di far diminuire il valore dell’investimento – e con esso di far perdere diversi soldi al fondo, a una delle sue dirette investitrici, ovvero il Chelsea, e all’Atletico Madrid – è parso opportuno cedere l’esterno al Milan, club che potrebbe rivalutarlo appieno. Anche perché altrimenti non si spiegherebbe la mossa della squadra di Abramovich: perché subire una perdita per regalare di fatto un giocatore, Torres, ai rossoneri? Vuoi vedere che i 18,46 milioni di sterline (perdita secca stimata dalla mossa dei Blues) sono molto meno di quelli che sarebbero andati perduti con il declassamento del valore di Cerci? Non ci sono certezze assolute ma soltanto indizi; il terreno è scivoloso. In ogni caso lo scambio Cerci-Torres potrebbe essere l’ennesimo in cui i fondi d’invesitmento si sarebbero dimostrati fattori decisivi. Per adesso le terze parti sono ancora permesse dalla FIFA ma da maggio 2015 la musica è pronta a cambiare visto il divieto all’orizzonte che incombe sui fondi d’investimento.
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