In una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, Nicola Rizzoli ha ribadito la sua voglia di continuare ad arbitrare: “Fisicamente sto bene. Anzi ho perso pure otto etti. E la voglia è ancora tanta. La Fifa intende alzare il limite di età oltre i 45 anni, io so che mollerò il giorno in cui non avrò più stimoli. E ora ne ho in abbondanza. Non mi pesa faticare tre ore al giorno. E’ più dura restare concentrati, determinati, e studiare di continuo. Vedo tante partite e ho un archivio personale in cui catalogo gli episodi più significativi. Analizzo le tattiche delle squadre, i calci piazzati: blocchi compresi. E’ un bagaglio indispensabile quando vai in campo”.
Sui simulatori: “Se mi fregano una volta mi arrabbio”.
Per Rizzoli, il dialogo in campo è importante: “I rapporti con i calciatori stanno migliorando, ma dobbiamo impegnarci tutti per colmare un gap che è culturale. Forse un incontro all’anno non basta. Potrebbero servirne di più, anche se non sta a me decidere le forme”.
Le soddisfazioni più grandi come architetto: “Il mio vanto resta il progetto per il completamento del’oncologico pediatrico del Sant’Orsola di Bologna. Ma purtroppo è un lavoro del 2001, negli ultimi anni gli impegni arbitrali mi hanno costretto ad allentare questa attività. Per me rimane il mestiere più bello del mondo. Ho scelto di diventare arbitro a 16 anni. Ero un’ala promettente, poi un infortunio ed un compagno di classe arbitro hanno cambiato la mia vita”.
Cerca di non ripetere mai gli stessi errori: “Il pericolo è quando un arbitro crede di essere infallibile. In quel caso non riesce a gestire l’errore, e se lo commette rischia di restare come sotto ad una pietra. Io ho sbagliato tante volte e la mia forza è sempre stata quella di far tesoro degli errori. Sette anni fa a Udine con Totti sanno tutti come andò. Poi abbiamo chiarito e siamo cresciuti entrambi”.
Il confronto con i colleghi: “C’è la giusta ambizione di tutti ma io non leggo gelosie. Lo spogliatoio è molto unito”.
Sul giudice di porta: “Aumenta la qualità dell’arbitraggio. Dividersi le zone del campo e le coppie di giocatori aumenta il controllo. Aver ricoperto anche questo ruolo mi ha aiutato a capire come migliorare le due funzioni. La gol-line può aiutare ma non deve essere considerata un’alternativa”.
Il futuro: “Non saprei, per ora amo il campo. Posso solo dire che un giorno mi piacerebbe insegnare ai giovani. Perché no, anche ai bambini”.
Stella Dibenedetto – www.calciomercatonews.com
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