MILAN MENEZ – L’uomo simbolo del Milan odierno scalpita in attesa di scendere in campo questa sera all’Olimpico e, magari, segnare qualche gol alla sua ex squadra, la Roma, la stessa che lo portò in Serie A nel lontano 2008. Sono passati diversi anni da allora e Jeremy Menez è cresciuto maturando un’importante esperienza all’ombra della Tour Eiffel, nel Psg degli sceicchi e dei campionissimi. In estate, poi, il ritorno in Italia grazie al fiuto di Galliani e al sì definitivo di Inzaghi. E ora eccolo qui, giocatore più rappresentativo del Milan, capocannoniere del Diavolo con 8 reti alcune delle quali fantastiche.
‘SENZA IL CALCIO? GIOCHEREI A RUGBY O SAREI IN GALERA’ – In una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Menez ha raccontato parte della sua vita privata: dall’adolescenza nel complicato quartiere francese denominato Banlieu 94 al no al Manchester United, dagli errori del passato al magico presente. Ecco i passi più interessanti del racconto del francese. ‘Forse, e sottolineo forse, se non avessi avuto il calcio, sarei finito in galera. Del resto ci sono finiti un sacco di miei amici: furti, droga, quelle cose lì, che ci caschi se sei giovane, vorresti tutto ma i soldi sono pochi. Ho continuato a sentirli anche quando erano dentro via telefono e ogni volta era come rendersi conto di quanto sottile sia il filo che divide una vita felice da una buttata via, o comunque rovinata’. Una realtà nuda e cruda che non ha impedito a Menez di fare il salto di qualità: ‘Dal quartiere me ne sono andato a Sochaux al momento giusto, a 13 anni, l’età in cui puoi iniziare a fare le stupidaggini più grosse. A 16 anni sono rimasto lì e non sono andato al Manchester United, anche se mi voleva Ferguson, perché pensavo non fosse il momento giusto, non ero pronto. Mi sentivo troppo giovane per un simile salto. Magari avrei fatto una carriera migliore ma non mi sono mai pentito’.
‘BENZEMA? PER ME È COME UN FRATELLO’ – Il francese continua a parlare della sua vita focalizzando l’attenzione sui suoi amici: ‘A Mexes voglio bene perché abbiamo diviso un sacco di cose, Totti e De Rossi sono un bel ricordo di Roma e li ho nel cuore ma i miei veri amici non sono nel calcio, a parte Benzema che è un fratello: gli altri li sento spesso, li vedo ogni volta che posso, sono rimasti gli stesso che lo erano quando non ero famoso’.
IL RAPPORTO CON I SOCIAL NETWORK – Qual è il rapporto tra Menez e i social network, tanto diffusi fra i giocatori? ‘Troppo facile così: prendi il telefonino, fai una foto, scrivi quattro cose e condividi tutto con tutto il mondo. Ma poi? Quasi non pensi nemmeno più a quello che scrivi, dunque a quello che dici. I social sono un modo per farsi amare dalla gente, questo è sicuro ma perché? Io non ne ho bisogno: se qualcuno mi ama non deve essere perché scrivo su Facebook, Twitter o Instagram’.
MENEZ E IL SUO FUTURO – Il francese continua nella sua intervista affrontando il tema della vecchiaia: ‘Non mi immagino da vecchio, anche se so che fa parte della vita e se invecchi vuol dire che hai vissuto bene. Oggi per me l’età che passa è soprattutto quella che si avvicina al momento di smettere con il calcio e invece voglio giocare ancora 7-8 anni perché come ha detto Ibrahimovic anch’io mi sento un vino “più invecchio e più sono buono’. Da giovane credi di essere il migliore, sbagli e non te ne accorgi neanche, ora l’ho capito e vorrei godermela un po’.’
I TATUAGGI – ‘Il primo lo feci a Roma, il nome di mia mamma: in Francia non usavano ancora molto e invece lì ce l’avevano tutti. Ho detto: “Provo”. Ma se ne fai uno sei morto: ti fai il secondo, il terzo e poi ti ritrovi pieno. Io ho pieno soprattutto il braccio sinistro: sul polso mia madre, poi ci ho messo tutta la famiglia. Magari fra vent’anni mi stufo di avere la pella piena di segni ma se i tatuaggi sono un po’ l’immagine di una persona, anche in questo caso ho fatto solo ed esattamente quello che avevo in testa, come sempre’.
Giuliani Federico – Segui @Fede0fede – www.calciomercatonews.com
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