INCHIESTA FONDI D’INVESTIMENTO – Per molte squadre i fondi d’investimento sono dei veri e propri salvagente in un mare sempre più agitato e scosso dall’economia globale. I TPO (Third Party Ownership) spuntano come funghi e sempre più club si affidano alla loro ingente liquidità per comprare questo o quel giocatore in trattative di calciomercato altrimenti impossibili. Ma è davvero così conveniente scegliere questa strada? Un’analisi poco accurata suggerirebbe di sì ma affrontando in modo specifico la questione si possono notare diversi campanelli d’allarme. Compito della seguente inchiesta sarà quello di far venire a galla le zone d’ombra di una tematica trattata spesso con troppa leggerezza. Prima di tutto chiediamoci che cosa sono realmente i fondi d’investimento. Successivamente cerchiamo di capire come funzionano e infine portiamo sotto la lente d’ingrandimento alcuni esempi concreti avvenuti in tempi recenti che hanno visto coinvolti in prima persona le Terze Parti.
In parole più che povere possiamo definire un fondo d’investimento l’equivalente di una società calcistica con la differenza che i primi, a differenza dei secondi, possiedono giocatori ma non sono in grado di schierarli in campo non essendo club. I TPO sono holding esterne al mondo del calcio che investono ingenti somme di denaro all’interno di esso. Alcuni fra i più famosi rispondono ai nomi di Doyen Sports Investment e Media Sports Investment.
Il meccanismo di base è piuttosto semplice: il fondo decide di investire su alcuni giocatori. Successivamente, attraverso essi, la Terza Parte influenzerà le trattative di calciomercato dalle quali trarrà denaro. Le cosiddette Third party ownership possono contare su veri e propri scout capaci di individuare i prospetti più interessanti del panorama calcistico mondiale e acquistarne il cartellino, in percentuale o per intero. Quando una squadra vorrà quel giocatore dovrà per forza di cose fare affari con il fondo che, da parte sua, sarà lieto di sedersi al tavolo per imbastire una trattativa. Il motivo? Quando un giocatore controllato da un fondo cambia maglia per una certa somma X, parte di quel denaro finirà nelle casse del TPO. Fondamentalmente, come spiega benissimo un articolo inserito nel numero di dicembre del mensile Guerin Sportivo, ci sono tre modalità attraverso cui un fondo entra in funzione:
1) La TPO finanzia un club bisognoso di liquidità in cambio del diritto di proprietà su uno o più giocatori della rosa. Emblematici, in questo senso, i casi di Porto e Benfica in Portogallo.
2) La TPO aiuta un club ad acquistare un giocatore. Successivamente il fondo diventa proprietario di una parte del suo cartellino. Il che significa che, in caso di futuri trasferimenti, la Third Party Ownership tratterà una percentuale della cifra dell’operazione di mercato
3) La TPO effettua attività di scouting e investe su determinati giocatori. Successivamente i club, per ‘ringraziare’ il reclutamento ad opera del fondo, promettono alle Terze Parti una somma di denaro sull’eventuale futura cessione del calciatore.
Il caso più utile da ricordare è forse il trasferimento di Radamel Falcao dal Porto all’Atletico Madrid nel 2011-2012. Dopo un’annata deludente, i Colchoneros devono fare cassa per estinguere gli ingenti debiti con il fisco spagnolo (ben 215 milioni di euro) e con il personale (quasi 52 milioni di euro). Gli introiti derivanti dai risultati sono esigui quindi ecco che ai biancorossi di Madrid non resta che vendere i propri assi: De Gea, Aguero, Forlan ed Elias sono i prospetti da sacrificare. In un secondo momento l’Atletico acquista diversi giocatori fra cui Falcao: per il colombiano gli spagnoli hanno versato al Porto l’immensa cifra di 40 milioni di euro. Com’è stato possibile? Chiedere al fondo Doyen Sports Investment il quale ha finanziato il 55% dell’operazione appena citata. Il risultato è che l’Atletico ha pagato l’attaccante oggi al Manchester United soltanto 18 milioni di euro: i restanti ce li ha messi il fondo d’investimento. Un anno più tardi i Colchoneros cedono Falcao al Monaco per una cifra di circa 60 milioni di euro. Di questi, 15 vanno al giocatore e alla Doyen (come da clausola) mentre i restanti 45 sono distribuiti secondo le percentuali fra la società spagnola e, ancora una volta, il fondo d’investimento. Altro giro, altra corsa. Voliamo in Premier e torniamo nel 2006. Il West Ham, clamorosamente, riesce ad accaparrarsi dal Corinthians sia Carlos Tevez che Javier Mascherano. Anche in questo caso vale la solita domanda: com’è stato possibile? Chiedere a Kia Joorabchian. L’iraniano nel 2004 acquistò la squadra brasiliana grazie al fondo denominato Media Sports Investments quindi i due giocatori non appartenevano alla società carioca al momento della trattativa con gli Hammers bensì al fondo del citato uomo d’affari. Grazie a questo trasferimento, Tevez e Mascherano approdarono in Europa, il loro valore aumentò e in breve tempo riuscirono a venir acquistati da top club. Per la gioia delle casse della TPO di Joorabchian.
I fondi d’investimento all’interno del mondo del calcio provocano delle conseguenze deleterie. Innanzitutto le Terze Parti hanno spesso chiesto ai club coinvolti tassi mostruosi per la restituzione dei finanziamenti. Successivamente bisogna considerare le casistiche in cui certe squadre vendono percentuali del cartellino di giocatori ai fondi per gonfiarne il valore e aggiustare così il proprio bilancio. In definitiva si può dire che le TPO modificano il calciomercato spingendo le varie squadre ad effettuare trasferimenti non i base all’utilità degli investimenti ma a seconda delle esigenze dei fondi d’investimento, sempre più padroni del calcio globale. Nella seconda parte della nostra inchiesta, in programma sabato, intervisteremo sull’argomento Pippo Russo, saggista, sociologo e giornalista che ha scritto un libro a riguardo intitolato ‘Gol di Rapina‘.
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