Il solito Claudio Lotito ha rilasciato una lunga intervista a Il Messaggero, in cui ha parlato del mercato, della Lazio ma anche del suo rivale, James Pallotta e del legame che ha con Carlo Tavecchio.
LOTITO A 360 GRADI
“Io sono abituato a parlare con i fatti. Con il calciomercato fatto in estate la Lazio è una squadra che se la può giocare con tutti. Il problema è sempre lo stesso, quando sono arrivato alla Lazio ho rotto gli schemi. – le parole del presidente – Sognare? Giusto, ma stando con i piedi per terra. Ai tifosi dico che i sogni diventeranno realtà. Ma non metto una data perché non sono abituato a fare proclami. Il calcio non è solo una mera questione di chi ha più soldi ma anche di passione e amore per una maglia. L’acquisto migliore della mia gestione? Klose. Mi dica un’altra squadra che può vantare uno come Miro, campione del mondo e miglior realizzatore dei Mondiali“, ha dichiarato Lotito.
Sullo stadio: “Per una volta lasciamo che siano gli altri ad andare avanti, poi vediamo come va a finire”.
Lotito non può non parlare del presidente della Roma, Pallotta: “Penso che sia un buon presidente, ma alle volte non si rende bene conto della realtà in cui vive: come si fa a dire voglio giocare al Colosseo?”.
Su Agnelli: “Ho grande stima di Agnelli e abbiamo, contrariamente a quanto si crede, un buonissimo rapporto. Lui, però, deve fare i conti con il peso della storia bianconera e della sua famiglia. Quello delle multiproprietà è un discorso che viene sempre analizzato più dal punto di vista teorico che pratico. Agnelli si avvale dei consigli dei suoi collaboratori, che hanno una visione esclusivamente calcistica. Le multiproprietà sono fondamentali per la valorizzazione sportiva dei giocatori”.
Lotito chiude con Tavecchio: “Ho conosciuto Carlo nel 2004 e da a subito c’è stata grande sintonia tra noi. Ormai ci basta uno sguardo per capirci, abbiamo gli stessi obiettivi. Siamo due uomini del fare, parliamo lo stesso linguaggio di efficienza. Il sistema calcio è nato con delle logiche di vittoria che prevedevano però solo una vittoria: quella sul campo. Il successo invece deve essere a 360 gradi, sul piano finanziario e di programmazione. Oggi tutti si riempiono la bocca, parlano di modello tedesco che altro non è che quello del buon senso, quello del buon padre di famiglia. Deve prevalere la filosofia della formica e non quella della cicala. Il Fair Play finanziario l’ho applicato 10 anni fa alla Lazio e tutti mi ridevano dietro. Io sono come un’acquasantiera, mi telefonano tutti. E sapete perché? Perché sono un uomo pratico e risolvo i problemi di tutti”.
Stella Dibenedetto – www.calciomercatonews.com