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Barcellona, clamoroso Suarez: ‘Costretto a firmare. I morsi? Non sono Tyson’

L’attaccante del Barcellona, Luis Suarez, si racconta nell’autobiografia intitolata  ‘Mi vida, Luis Suarez’ i cui contenuti sono stati in parte anticipati dal quotidiano spagnolo Sport e che noi di calciomercatonews vi riportiamo.

LUIS SUAREZ A CUORE APERTO

“La gente mi tratta come un criminale, ma parlate coi miei compagni di squadre e chiedete loro cosa pensano. Il Barcellona sapeva che avrei potuto avere qualche problema e se mi avessero chiesto di firmare una clausola per i morsi, l’avrei firmata. Ho rischiato la mia carriera dopo quel morso. Certo, è stato un errore. Era la terza volta e ho bisogno di aiuto. Forse però sono anche un bersaglio facile: qualcuno può rompere una gamba a un altro e non essere punito. Il morso spaventa molti, ma è innocuo. Non ho mai morso come Tyson per fare male“, assicura Suarez.

L’attaccante blaugrana, poi, racconta i giorni successivi al fattaccio: “Dovevo pianificare tutti gli spostamenti poi per non trovare paparazzi a scattare foto quando facevo qualunque cosa non legata al calcio”.

Luis Suarez, poi, attacca la Fifa rivelando un retroscena sul suo passaggio al Barca: ““Mi ha costretto a firmare un contratto quasi clandestinamente. Con il Barcellona tutto era stato pianificato in modo che nessuno potesse vederci e non ci fossero immagini. Tre auto da tre uscite diverse, nel caso la stampa fosse stata avvertita. Ho vissuto alcuni giorni con i suoceri a Castelldefels, mi ero già abituato a tutto e ho lasciato casa nascosto in macchina per ingannare i paparazzi“. 

Solo un anno prima sarebbe potuto finire all’Arsenal: “Sarebbe stato un grosso errore. Me lo ha detto anche Gerrard, quando sono andato a prendere le mie cose: ‘Gioca bene al Liverpool, prendi un altro anno ed il prossimo andrai al Bayern, al Real o al Barcellona’. All’inizio in Spagna mi sentivo un ospite, come qualcuno che aveva vinto un concorso per essere lì ma al primo allenamento Luis Enrique disse: ‘Finalmente hanno liberato il prigioniero da Guantanamo ed è con noi ad allenarsi’. Ho faticato a non arrossire”.

 

S. Dibenedetto

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S. Dibenedetto

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