CAGLIARI ZEMAN – Inter-Cagliari 1-4: questo recitava il tabellone di San Siro domenica pomeriggio alle ore 17:00 circa, ovvero dopo il match in cui l’undici di Zeman impartiva una severa lezione di calcio al club meneghino guidato da Mazzarri. I due allenatori citati per certi versi sono simili perché entrambi sono fedeli a un proprio credo: il 3-5-2 nel caso del nerazzurro, il 4-3-3 nel caso di Zeman. Se per certi versi però le squadre dell’ex tecnico del Napoli sembrano giocare con il freno a mano tirato alcune partite – incappando quindi in errori di gestione che si riverseranno sul risultato finale- lo stesso non si può dire per quelle allenate dal boemo. E qui sta la differenza tra i due. In qualunque partita e su ogni terreno di gioco Zeman non cambia mai identità: attaccare, attaccare e ancora attaccare. Più che un’ottusità si può parlare di sistema divenuto ormai metodo consolidato. Spesso i risultati raccolti dal boemo hanno deluso le aspettative (è il caso della stagione 2012-2013 in quel di Roma) ma è possibile rintracciare una spiegazione logica. In piazze calde e piene di pressione il lavoro di Zeman non può essere apprezzato visto che la pazienza dell’ambiente è legata inesorabilmente ai trofei ottenuti mentre in altre realtà si respira un clima diverso. La squadra big vuole tutto e subito, quella di medio bassa classifica può anche ‘accontentarsi’ soltanto di esprimere un buon calcio e salvarsi in santa pace. Il Maestro punta sulla spettacolarità del gioco del calcio e per farlo servono giocatori con certe caratteristiche, in grado di verticalizzare e di attaccare gli spazi. Il Cagliari è la nuova fucina del boemo e, dopo un inizio balbettante, i rossoblu hanno impressionato anche i più scettici. Ibarbo, Ekdal, Cossu, Sau: sono questi i giocatori che piacciono a Zeman, ragazzi che in una stagione di duro lavoro possono consacrarsi a grandi livelli. D’altra parte Immobile, Verratti e Insigne sono ‘figli’ del pollice verde del Maestro.
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