In molti nelle scorse settimane hanno provato a tracciare una linea di demarcazione tra le due Juventus, quella di Antonio Conte e quella di Max Allegri. Diciamo subito la nostra, tirandoci così fuori dal gioco delle fazioni: le differenze tra le due Juve esistono e sono evidenti, sia sul piano tattico, sia sull’atteggiamento della squadra, sia nell’applicazione di alcuni movimenti che, fino a pochi mesi fa, erano sconosciuti a questa squadra. La Juve di oggi è a tratti più cinica, maggiormente accorta in difesa e, soprattutto, ha saputo fare a meno di alcuni calciatori chiave che, in questo inizio di campionato, sono stati fuori a causa di infortuni e squalifiche. Tutto bello, sì, ma sarebbe comunque buona regola non farsi prendere dai facili entusiasmi dimenticando il lavoro compiuto nelle 3 stagioni passate: la Juventus di oggi, magari al momento scoppiettante e convincente, sfrutta una base solida, cementata e ben costruita da chi, negli scorsi tre anni, ha messo nella testa dei calciatori un concetto di gioco che ha permesso alla squadra bianconera di poter trionfare in campionato senza troppi patemi d’animo.
A dire però la verità, non dall’intera rosa bianconera questo concetto era stato assimilato ed interorizzato. C’è infatti un membro dell’organico che, a guardare l’inizio di questa stagione, pare abbia giovato molto più di altri dall’arrivo di Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus e questo è il difensore ex Toro, Angelo Ogbonna. Arrivato in bianconero nel’estate del 2013 con la nomea di miglior giovane difensore italiano, nella sua prima stagione in bianconero non era riuscito a convincere quasi nessuno. Pareva insicuro Ogbonna, timoroso negli interventi, disattento nell’impostazione del gioco, quasi fuori dal martellante progetto Juve. Quasi una gazzella tra tanti leoni. Tanto che la società aveva provato in estate a piazzarlo, su indicazione di Conte, al miglior offerente. Riuscire però dopo meno di un anno ed una stagione ai limiti del disastroso, ad incassare più o meno 15 milioni di euro, cifra spesa per farlo arrivare dal Torino, era a dir poco complicato, e così, anche dopo il cambio di allenatore, Ogbonna è rimasto per rilanciarsi in bianconero e giustificare quell’investimento.
Adesso il difensore classe 1988 sembra un altro giocatore: attento, desideroso di dimostrare le proprie qualità, bravissimo a disimpegnarsi anche in un ruolo non propriamente suo come quello dell’interno destro della difesa a 3, cattivo e puntuale in marcatura e negli anticipi. Un segnale evidente quello dell’evoluzione di Ogbonna che potrebbe essere legato anche al diverso approccio dell’allenatore nella gestione della squadra. Non tutti i calciatori sono fatti per essere costantemente stimolati, pungolati, e sentirsi costantemente sotto torchio ed Ogbonna pare dimostrarlo appieno. E questa vicenda non può che fare il paio con le dichiarazioni di Buffon di qualche settimana fa: “Dopo tanti anni in costante sotto battuta, i suoi modi (quelli di Allegri nda) possono tornare molto utili per il nostro gioco, se la squadra saprà essere responsabile“. In soldoni “dopo anni di Conte e dei suoi metodi pressanti e maniacali, avere un allenatore meno assillante e più mallelabile può essere un bene per la squadra”. Ed Ogbonna questo pare dimostrarlo chiaramente. Più di altri, il volto della Juventus di Allegri.
Mauro Piro – www.calciomercatonews.com
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