E’ da anni il punto fermo della Juventus e della Nazionale Italiana. Buffon c’era sempre, nei momenti belli come in quelli brutti. Gigi c’era quando la Juve esordiva a Rimini in Serie B, così come nella finale di Champions persa contro il Milan nel 2003. C’era anche negli ultimi tre scudetti bianconeri però. Anche in Nazionale, Buffon le ha viste di tutte i colori: c’era nella finale dei mondiali nel 2006, c’era nella semifinale degli europei 2012 contro la Germania, ma c’era anche nelle sconfitte con Costa Rica e Urugay. Oggi il portierone ha detto la sua sulla nuova nazionale di Conte:
“Con l’Olanda è stata una bella prestazione, ma era un’amichevole. Lo sfogo dopo l’Uruguay? Eravamo sotto choc, era successo qualcosa di sconvolgente: eravamo usciti. Era uno sfogo, per me in Nazionale devono giocare i migliori indipendentemente dall’età. Lotito? Da giocatore l’ho visto spesso intorno alla Nazionale. Non entra negli spogliatoi, se sta vicino alla Nazionale non ci vedo niente di male. Non spetta a noi giudicare. Norvegia e poi il Malmoe con la Juve? Le squadre scandinave hanno tradizione. Sono rose fisiche, che fanno delle palle alte e del gioco aereo il loro punto di forza creandoci sempre molti grattacapi. Negli ultimi anni hanno iniziato a giocare all’europea, anche la Norvegia non ha più arieti ma giovani guizzanti. Differenze fra Conte alla Juve e Conte in Nazionale? E’ un continuo del Conte bianconero, i concetti calcistici che ha e il modo in cui li trasmette lo rendono unico. L’addio alla Juve? I cicli prima o poi sono destinati a finire o a non portare gli stessi risultati. Se il mister ha fatto quella scelta, in maniera serena si sarà reso conto che qualcosa era cambiato e saremmo andati incontro a qualche difficoltà in più. Adesso è qua perché è convinto di poter fare qualcosa di straordinario. Zaza? Non mi sorprende, nel senso che è un giocatore che mi è sempre piaciuto tantissimo anche quando l’ho affrontato. Detto questo possiamo rovinarlo solo noi, tuteliamolo il più possibile per due o tre mondiali o due o tre europei.
Gli stranieri in Italia? Il punto è la qualità, non la quantità. A livello di riforme comunque qualcosa deve cambiare. Se abbiamo fallito in modo clamoroso due mondiali di seguito e non abbiamo ancora questo serbatoio di talenti che abbiamo avuto in passato, vuol dire che a monte qualcosa è stato sbagliato. Per esempio penso ad alimentare e aiutare la maturazione dei prodotti italiani dei vivai, mettendo dei paletti sugli undici iniziali da schierare in campo. Balotelli? Non faccio ancora le convocazioni. Siamo giocatori e Mario è un nostro compagno di squadra, non dobbiamo avere la presunzione di insegnare a qualcuno come ci si comporta o come si vive perché non abbiamo troppi anni in più. C’è un allenatore e lui decide.
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