La delusione è palpabile, il disastro è sotto gli occhi di tutti: l’eliminazione dai preliminari di Champions League del Napoli, impone una doverosa riflessione. Non che in questi ultimi anni non siamo stati costretti a riflessioni, sia chiaro, ma è certamente giunto il momento di avviare un processo serio contro ciò che ha costretto il nostro calcio ad un crollo così netto negli ultimi 8 anni.
Avere solo due squadre in Champions League, Juventus e Roma, nonostante il campanilismo e la faziosità tipica dei tifosi che quasi gioiscono per l’eliminazione dei partenopei, non può affatto rappresentare un motivo di vanto per una nazione di tale tradizione calcistica come la nostra. Siamo davvero arrivati al punto di non ritorno.
E se vogliamo trovare anche un esempio calcistico, emblematici sono i gol del 2-1 e del 3-1 subiti al San Mames dai partenopei: dimostrano senza alcun dubbio la disorganizzazione, la mancanza di voglia e di intelligenza, tipica del nostro calcio. E con questo, sia chiaro, non vogliamo elevare il Napoli a capro espiatorio. Se però c’è davvero una rappresentazione lampante e chiara del movimento calcio italiano, basta osservare quella che è stata la Caporetto della squadra partenopea, andata in scena soltanto poche ore fa.
Continuano così a crollare, colpo dopo colpo, le già precarie fondamenta del calcio dello Stivale. Tutto ciò dopo un’estate che ha regalato solo insoddisfazioni al calcio italiano, partendo dal mondiale brasiliano, concluso indegnamente dalla nazionale di Prandelli, proseguendo con l’elezione del nuovo presidente FIGC Carlo Tavecchio, la rappresentazione del riverberarsi di un progetto fallimentare in un momento in cui appare necessaria una novità rivoluzionaria, seguito da un mercato a dir poco improponibile, con acquisti di bassissimo rango e trattative portate avanti in maniera imbarazzante rispetto a quanto accade in Europa, e accompagnato, sullo sfondo, dall’indecisione totale sul futuro della Serie B, ormai influenzata più dai ricorsi, dai tribunali e dai bilanci piuttosto che dai risultati del campo.
Va tutto bene dunque, non c’è altro da aggiungere.
La domanda che adesso ci poniamo, seguita da una risposta, è la seguente: giungeremo mai ad un punto di svolta?
No, non ci arriveremo. Non adesso, non a queste condizioni, non con questa mancanza di idee, con questa caccia al compromesso e questo lassismo generale che porterà soltanto a ritrovare il calcio italiano, nel giro di qualche anno, tra quelli di ultima categoria.
Chi un giorno sognava di arrivare in Italia, adesso sogna di scappare dalla Serie A: vogliamo pensare sia soltanto un caso?
La realtà è sotto gli occhi di tutti: un tempo eravamo l’El Dorado, oggi siamo l’ultima spiaggia di un mondo che luccica ben lontano dai nostri confini.
Mauro Piro – www.calciomercatonews.com
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