SHAKHTAR DONETSK UCRAINA – Lo Shakhtar Donetsk è una delle squadre di calcio più famose d’Ucraina. Dal Duemila in poi il club allenato oggi da Mircea Lucescu ha gradualmente spodestato il monopolio della Dinamo Kiev nella Prem’er-Lhia, corrispondente della nostra Serie A, arrivando a collezionare 9 titoli contro i 13 dei rivali. La consacrazione definitiva al di fuori dei confini nazionali avvenne nella stagione 2008-2009 quando lo Shakhtar sconfisse in finale di Coppa Uefa i tedeschi del Werder Brema per 2-1: da allora la partecipazione dei Minatori in competizioni continentali quali Champions League o Europa League è diventata quasi una costante. Gran parte del successo dei neroarancioni è passato dai soldi del presidente Rinat Akhmetov, in carica dal 1996 e considerato dalla rivista americana Forbes l’uomo più ricco d’Ucraina nonché il 39°nel mondo. Con il suo patrimonio di 16 miliardi di dollari il magnate non ha badato a spese per portare lo Shakhtar a diventare un club competitivo in Europa. Ma qualcosa ha interrotto questa ascesa.
Le vicende belliche che scuotono l’Ucraina da novembre hanno avuto serie ripercussioni anche sul campionato di calcio. Il recente abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines nella regione di Donetsk, che ha causato la morte dei 298 passeggeri, ha spaventato alcuni giocatori dello Shakhtar tanto da costringerli alla fuga. Dopo l’amichevole estiva disputata il 19 luglio in Francia contro il Lione, alcuni atleti del club di Akhmetov si sono letteralmente rifiutati di tornare in Ucraina assieme al resto della squadra per motivi di sicurezza. Il gruppo degli ammutinati è composto da giocatori di primo livello: Fred, Alex Teixeira, Ismaily, Dentinho ma soprattutto il talento Douglas Costa. I protagonisti della vicenda hanno fatto perdere le loro tracce; troppa la paura dei continui scontri tra i separatisti filorussi e le truppe governative unita a una quotidianità instabile difficile da accettare.
Akhmetov si è fatto subito sentire non nascondendo una certa rabbia per l’accaduto: “Possiamo garantire la loro sicurezza, non c’è nulla da temere. Spero che i giocatori tornino al più presto anche perché hanno firmato dei contratti e se non li rispetteranno saranno i primi a rimetterci”. Per tenere lo Shakhtar lontano dai guai il magnate ucraino ha pensato bene di trasferire la squadra da Donetsk a Kharkiv in un lussuoso hotel che diventerà la sede dei Minatori a tempo indeterminato. Nella stessa città dovrebbero disputarsi tutte le partite casalinghe del club il quale abbandonerà a tempo indeterminato la Donbass Arena. Secondo quanto dichiarato da Lucescu la guerra sarebbe soltanto un pretesto utilizzato dai fuggitivi per lasciare lo Shakhtar su consiglio dei rispettivi agenti. Spicca il caso di Kia Joorabchian, procuratore dei quattro brasiliani bollato dall’ex allenatore dell’Inter come mafioso: “I ragazzi volevano continuare a giocare con noi. È stato lui a presentarsi in albergo prima dell’amichevole di sabato per convincerli a partire promettendo contratti migliori in altre squadre”. Intanto oggi l’agenzia russa Itar-Tass comunica che Fred è tornato in Ucraina mentre Ismaily dovrebbe rientrare a breve.
Anche il Metalist Kharkiv perde pezzi. L’argentino Sebastian Bianco non è rientrato in Ucraina assieme ai compagni e tornerà in patria. A inizio luglio due squadre della Crimea, Sebastopoli e Tavriya, sono state escluse dalla Prem’er-Lhia dalla Federazione calcistica ucraina dopo che la penisola sul Mar Nero è stata annessa alla Russia. Tra fughe, trasferimenti ed esclusioni venerdì inizierà il campionato: sicuri che non risulterà falsato dal corso degli eventi?
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