MONDIALI 2014 ITALIA – Nei piani di Prandelli qualcosa è evidentemente andato storto. Non si vuole in questa sede mandare alla gogna il C.t degli Azzurri che ha guidato la Nazionale negli ultimi quattro anni, tanto meno sparare sulla croce rossa. Sono state fatte numerose critiche e analisi sulla disfatta italiana in Brasile e non ha senso ripetere le stesse invettive. Per giunta il popolo nostrano ha già deciso da che parte stare: colpa di Balotelli, colpa di Prandelli, colpa dell’arbitro, colpa di chissà cosa. Semmai sarebbe curioso fare qualche passo indietro e rileggere le parole e le intenzioni dell’ormai ex allenatore dell’Italia. Nell’arco del lungo periodo che conduceva al Mondiale, Prandelli aveva maturato delle idee precise riguardo svariati temi intorno agli Azzurri salvo poi ritrattare il suo credo una volta arrivato all’appuntamento fatidico. Ecco tre delle principali dichiarazioni rilasciate dal buon Cesare durante interviste e conferenze stampa varie poi clamorosamente smentite dalla realtà.
“PARTIAMO PER ARRIVARE IN FINALE”
Elogio alla follia. Facile dirlo soltanto adesso ma è così. “Andiamo in Brasile per arrivare in finale. Con la consapevolezza che la nostra organizzazione di gioco e di lavoro – dichiarazioni di Prandelli – è fatta per andare in fondo a questo Mondiale”. Purtroppo per gli Azzurri non si è visto niente di quanto accennato dal C.t: gioco rasente lo zero, disorganizzazione come se piovesse e tanta confusione nella testa di tutti, giocatori e mister.
“BALOTELLI? NON È MAI STATO COSÌ IN FORMA”
Mario Balotelli doveva essere un campione per l’Italia ai Mondiali brasiliani. L’attaccante del Milan su tre partite disputate ha convinto soltanto all’esordio contro l’Inghilterra dove ha segnato un gol decisivo. Di fronte a Costa Rica e Uruguay quello che era considerato SuperMario si è trasformato in un Mario qualunque. Non è stata solo colpa sua, quasi tutti i suoi compagni hanno toppato in un modo o nell’altro, ma restano impresse le frasi di rassicurazione di Prandelli poco tempo prima della disfatta: “Balotelli sta benissimo, non ha mai lavorato così tanto e non è mai stato così in forma”. Il resto è storia recente e in un batter d’occhio il giocatore è passato da intoccabile a capro espiatorio dell’Italia intera.
“DIFESA A TRE? È TROPPO RINUNCIATARIO”. CON L’URUGUAY PROPOSTO IL 3-5-2
Pochi giorni prima del Mondiale Prandelli riuscì a spiazzare tutti. L’Italia cambia pelle, la stessa pelle che aveva condotto gli Azzurri ad un’insperata finale all’Europeo del 2012: accantonato il 4-3-1-2 si passa ad uno strano 4-1-4-1 fra l’altro già piuttosto sconcertante in amichevole contro il modesto Lussemburgo. Poco importa perché a Manaus l’Italia si schiera proprio con il citato diktat che frutterà sì tre punti ma non convincerà più di tanto. Replica nella sfida con i costaricani, con pessimi risultati. Nel dentro o fuori contro l’Uruguay arriva il cambio di modulo: 3-5-2. Ma come? La difesa a tre? “Giocare a tre dietro diventa troppo rinunciatario se lo fai con tre centrali puri e terzini difensivi più che esterni” aveva dichiarato poco prima del Mondiale Prandelli. Eppure contro l’Albiceleste la linea difensiva era così composta: Barzagli, Bonucci e Chiellini con Darmian e De Sciglio sugli esterni.
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