MONDIALI BRASILE 2014 – Il Giappone raccoglie il primo punto di questi Mondiali: dopo la sconfitta dell’esordio con la Costa d’Avorio ecco lo scialbo pareggio a reti inviolate contro la Grecia (in dieci per più di mezza partita causa l’espulsione di Katsouranis al 38’). Il rischio di non superare il girone inizia a farsi consistente visto che nel gruppo C la Colombia, prossima avversaria dei nipponici, va a gonfie vele e fa paura nonostante una qualificazione agli ottavi di finale già in cassaforte. In ogni caso la vittoria contro i Cafeteros nell’ultima giornata potrebbe non bastare ai Samurai perché il futuro della truppa di Zaccheroni dipenderà anche dal risultato dell’altro match, Grecia-Costa d’Avorio. Troppi calcoli da fare. Agli undici di Zac bastava superare un avversario abbordabile, la Grecia, in inferiorità numerica per non trovarsi in una situazione simile. E intanto in patria l’opinione pubblica inizia a storcere il naso…
Giappone Honda-dipendente?
Nel Milan non è riuscito (ancora) a mostrare la classe messa in evidenza nelle stagioni al Cska e nelle partite giocate con la nazionale nipponica. Keisuke Honda è l’uomo chiave del Giappone, l’elemento più rappresentativo dell’intera rosa di Zaccheroni. I numeri sono dalla sua parte e il gol segnato alla Costa d’Avorio è un chiaro messaggio: è lui il pezzo pregiato della compagine. Il problema è che l’intero undici rischia di affidarsi solo ed esclusivamente alla vena creativa di Honda. Manca il piano B: e se Honda non è in forma? Succede come contro la Grecia. Squadra opaca e senza cattiveria in zona offensiva.
Giappone troppo europeo?
Zaccheroni ha portato nel Giappone una nuova filosofia di gioco, una mentalità, se vogliamo, europea. Il punto è che la natura dei nipponici rischia così di venir cancellata da una concezione che non sempre può adattarsi ad una realtà totalmente diversa da quella del Vecchio Continente. Le Nazionali asiatiche, di solito, puntano tutto sulla corsa e sull’atletismo (vedi Corea del Sud). In questo senso il Giappone è diverso, la rosa vanta discreti campioni e il 4-2-3-1 comporta azioni in verticale dettate dalle giocate dei vari Kagawa, Honda ed Okazaki. È però evidente che i Samurai ancora non hanno ben assimilato questa filosofia.
Giappone kamikaze?
Il Giappone ha utilizzato nelle sue prime due partite il 4-2-3-1. Sulla carta questo sistema di gioco consente una manovra frizzante e votata al attacco. Non sempre però le sortite nipponiche si sono rivelate vincenti. Se è vero che i due terzini, Uchida (Schalke 04) da una parte e Nagatomo (Inter) dall’altra, garantiscono ottime spinte, altrettante parole al bacio non possono essere spese per alcuni elementi del tutto insoddisfacenti. Okazaki (Mainz), pur schierato in una posizione non sua, è parso fin qui un pesce fuor d’acqua mentre gli attaccanti Osako (Monaco 1860) ed Okubo Kawasaki), non hanno mai inciso. Zaccheroni cambierà modulo nella sfida decisiva contro la Colombia? Per adesso i suoi giocatori, più che Samurai, si sono rivelati kamikaze: a dritto a testa bassa senza pensare alle conseguenze tattiche.
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