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ESCLUSIVA CMNews.com – Donati racconta la Bundesliga: ‘Ecco perché è il campionato più affascinante d’Europa’


GIULIO DONATI BAYER LEVERKUSEN – Una telefonata può cambiare la vita. Ne è sicuramente convinto Giulio Donati: quando la scorsa estate Devis Mangia lo chiamò per portarlo in Israele per gli Europei Under 21 non immaginava di certo che da lì a poco sarebbe riuscito a conquistare con le sue prestazioni le attenzioni di un club importante come il Bayer Leverkusen. Il giorno dopo la finale persa con la Spagna ha saputo che i tedeschi lo volevano, e dopo due stagioni in Serie B (prestato dall’Inter al Padova prima e al Grosseto poi) si è trovato ad essere titolare con il Leverkusen nel campionato più affascinante al mondo e in Champions League, dimostrando tutto il suo valore. Questa la nostra intervista in esclusiva a Giulio Donati.

Giulio, come ti trovi col tedesco?
Ora lo inizio a capire, ma non lo parlo ancora benissimo. La società mi ha messo a disposizione una professoressa che mi fa lezione più volte alla settimana. Poi per fortuna in società lo psicologo, Christian Luthardt, parla italiano, quindi mi sono inserito piuttosto rapidamente. I miei compagni di squadra sono stati davvero accoglienti: fin dai primi giorni mi hanno portato fuori a cena e se durante gli allenamenti non capivo qualcosa me la spiegavano subito in inglese.

Nel Leverkusen c’è un’icona del calcio mondiale: Rudi Völler. La sua presenza in società e il fatto che lui parli italiano ti hanno incentivato ad accettare l’offerta del Bayer?

Sì, ma non perché lui parli italiano: Rudi è una personalità importante, è molto serio e professionale. Ha fatto la storia del calcio e poter far parte della stessa società è un onore. Inoltre per me è una garanzia: con lui in società la squadra non può che essere competitiva. Quando ho saputo dell’interessamento del Leverkusen sono rimasto un po’ spiazzato perché cambiare vita e trasferirsi in un paese del quale non parli la lingua non è facile. Però era un’occasione che non potevo perdere: il Bayer mi ha permesso di fare un salto di qualità.

Traducendolo dall’italiano “Forza Bayer” hai twittato “Stärke Bayer”, che però in tedesco non ha un significato preciso. I tifosi hanno però ideato ora delle nuove sciarpe proprio con quella frase…
È molto divertente che i tifosi del Leverkusen abbiano preso bene quel mio errore di tedesco. È diventato un vero e proprio slogan.

In Germania i voti sono al contrario: 1 è il voto più alto e 6 quello più basso. Ti sei spaventato la prima volta che ti sei trovato un 2 o un 3 in pagella?
Non sono un grande appassionato di pagelle. L’importante è l’impressione dell’allenatore. Ovvio che fare bene faccia piacere, ma i risultati della squadra sono sempre più importanti delle prestazioni dei singoli. Per questo non ci faccio molto caso.

Il 18 ottobre in Hoffenheim-Leverkusen il tuo compagno di squadra Kießling ha segnato un gol molto particolare: il pallone era infatti entrato da un buco presente nella rete. Come hai vissuto quel momento?
Ero lontano dall’azione, quindi io non mi accorsi che la palla non era entrata. Anche i miei compagni non avevano realizzato quello che era realmente successo. I giocatori dell’Hoffenheim non hanno protestato, e anche questo ha dato l’impressione a tutti che il gol fosse regolare. In Italia è diverso: si protesta sempre. Sono sicuro, comunque, che Kießling non abbia fatto niente in malafede ma che sia stato vittima della situazione. Secondo me nemmeno lui sapeva se era gol o no.

Favorevole alla moviola in campo?
La moviola secondo me è utile, ma non bisogna abusarne. Per i gol fantasma sarebbe giusto usarla.

Ti senti nel campionato più competitivo d’Europa?
La Bundesliga secondo me è il campionato più affascinante. C’è tutto: squadre di blasone, mentalià offensiva, e negli stadi si respira davvero un bel clima. C’è sempre il pienone. Guardate l’Hoffenheim: gioca davvero un bel calcio, iperoffensivo. In Germania non ci sono squadre che fanno il classico catenaccio, ci si affronta sempre a viso aperto. Anche quando si sta sul 2-0 o sul 3-0 qui non si chiude nessuno. In Italia invece si rallenta il ritmo di gioco. Scherzando posso dire che alla fine non mi dispiace più tanto che sia la Germania ad avere quattro posti per la Champions e non l’Italia, anche perché così ho una possibilità in più per giocare questa fantastica competizione. Però, in realtà, spero con tutto il cuore che la Serie A riesca a strappare un posto magari alla Premier League.

Qual è lo stadio più bello in Germania?
Quello del Borussia Dortmund. La tifoseria inoltre è caldissima: un vero spettacolo giocare là. Poi devo dire che giocare a Berlino, dove l’Italia ha vinto il mondiale, è stato meraviglioso. Avrei dovuto portarmi via una zolla del terreno di gioco, ma ho preferito evitare (ride). Ovviamente anche il nostro stadio e i nostri tifosi sono meravigliosi.

Fabio Borini si è lamentato più volte della mancanza di fiducia dei club italiani verso i giovani: cosa ne pensi?
In Italia c’è più pressione mediatica. Gli allenatori vanno più sul sicuro. In Germania i media ti permettono di rischiare qualcosa e di lanciare i giovani.

Quale sarà il tuo futuro?
Ho un contratto fino al 2017: io qui mi trovo bene e spero di restare a lungo. A fine campionato parlerò con la società e valuteremo tutte le possibilità. Io però sono grato al Leverkusen: mi hanno permesso di giocare la Champions League e di scendere in campo in partite importanti.

La scorsa estate hai perso la finale degli Europei Under 21 contro la Spagna. Avendo visto i loro giovani all’opera, per quanto durerà ancora il predominio spagnolo?
Non credo sia scontato che continuino a dominare. L’anno scorso l’Under 21 spagnola era sicuramente fortissima, ma la Nazionale è diversa. Alcuni giocatori esplodono improvvisamente, altri invece non mantengono le promesse.

Mondiali 2014: un pronostico su Italia e Germania?
L’Italia è sempre difficile da battere e può far bene. La Germania è fortissima, può vincere.

La Germania è talmente forte che il vostro bomber, Stefan Kießling, non viene preso in considerazione…
Lui è fortissimo e sono fiero di giocarci insieme, ma per Loew non è facile scegliere fra tutti quei campioni.

Elmar Bergonzini-www.calciomercatonews.com

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