EDITORIALE JUVENTUS GRADI SEPARAZIONE – Minuto 79′ di Juventus-Fiorentina. Mario Gomez, lasciato colpevolmente libero da un impreparato Ogbonna, va a siglare quello che potrebbe essere il gol più importante della stagione. 1-1, qualificazione di nuovo in gioco e testa già rivolta alla bolgia del Franchi.
E’ soltanto questa la chiave di lettura della gara, l’unica possibile. Un momento che riassume perfettamente quanto visto in 90 minuti di calcio allo Juventus Stadium e forse buona parte della stagione bianconera. Alzi la mano chi non ha avvertito il deja-vu. Quarantacinque minuti di intensità, gioco, dominio territoriale. Improvvisamente, il nulla. I caratteri della Juventus che balzano all’occhio da una gara come quella di ieri sera sono quelli di un gruppo che si piace, forse troppo, tanto da poter abbassare l’intensità in vista del traguardo. Questa Juve è certamente una squadra meno cinica di quanto visto in diverse occasioni sparse per la stagione. Meno morbosamente attaccata al risultato. Lontana anni luce da quel carattere combattivo che il suo tecnico Conte ha provato a trasmettere in questi 3 anni di lavoro.
45 gradi (sarebbe preferibile in questo caso definirli minuti) di separazione tra la Juve versione primo tempo e quella della seconda frazione di gioco. Può davvero la squadra che si è laureata campione negli ultimi due anni e si avvicina al terzo titolo di fila, mollare così la presa in una gara ad alto tasso di rischio? Tutto ciò senza voler togliere i meriti di una Fiorentina mai doma, sia chiaro. E’ però l’atteggiamento quasi scostante, ai limiti della superficialità di una squadra solitamente rabbiosa su ogni azione da gioco che dovrebbe far riflettere e non poco. Quel gol del tedesco Gomez, non l’ultimo degli sprovveduti e dunque da non dover lasciar partire con quella sufficienza, può essere accostato con facilità ad un altro gol di un omonimo del bomeber viola, meno noto e sicuramente meno temibile. Juve-Fiorentina come Verona-Juventus 2-2 di qualche mese fa. Anche lì, identica situazione: 45′ minuti di intensità fuori dal comune, poi l’interruzione della corrente ed il gol di Juanito Gomez. Gare diverse, Juventus simili.
E’ forse questo il vero limite di una Juventus a torto o a ragione definita la più forte di sempre? E’ questo adagiarsi sugli allori anche quando il triplice fischio è ancora lontano dall’arrivo? Non può sempre bastare un tempo da Juve per poter chiudere le partite e portare i tre punti a casa. Non possono e non devono bastare 45 minuti soprattutto quando le gare iniziano a farsi decisive. E’ un campanello d’allarme che Antonio Conte deve ascoltare e certamente interpretare con rapidità. Se questa squadra vuole assumere una dimensione europea ed internazionale, non può permettere cali di attenzione come quelli, sia che si giochi al Bentegodi di Verona in una fredda domenica invernale, sia che si giochi allo Stadium per gli ottavi di finale di Europa League. I 45 gradi di separazione vanno colmati ed in fretta. Quello che è bastato in questa stagione, dal prossimo anno potrebbe non essere più sufficiente. Antonio ha già recepito il messaggio?
Mauro Piro – www.calciomercatonews.com
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