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Editoriale – Allegri è il maggiordomo ma le impronte sull’arma del delitto non sono le sue…

EDITORIALE MILAN ALLEGRI – L’ultimo, ma non finale atto del thriller a tinte rossonere, in costante proiezione sugli schermi della serie A nelle ultime due stagioni, è andato in scena ieri sera al Mapei Stadium di Reggio Emilia. C’erano tutti gli ingredienti per una nottata tranquilla: un Milan reduce dalla bella vittoria interna con l’Atalanta, va in scena sul campo di un Sassuolo sempre sconfitto nelle ultime 4. Avrebbe potuto recitare la parte del carnefice il Milan, con un Di Francesco chiamato a raccattare gli attrezzi ed abbandonare la panchina neroverde. Si è ritrovato invece a ricoprire il ruolo della vittima designata. Avviate già da subito le ricerche, ma il materiale autore del crimine non pare facilmente rintracciabile. Chi è che concretamente ha condotto il Milan a questo snodo cruciale della storia?

Tanti gli indiziati, moltissime le prove disseminate sulla scena del crimine, decisamente molto più estesa del solo impianto di gioco reggiano. Sarà stato il giovane Domenico Berardi, autore delle 4 reti che hanno schiacciato un Milan pallido e disorganizzato? A lui andrebbe assegnato un ruolo decisivo, certamente, ma marginale rispetto a quello che è stato il crollo della compagine meneghina. Un crollo non strettamente legato alla sconfitta di poche ore fa. Magari questo sicario si nasconde tra i calciatori rossoneri. Uno come Balotelli ad esempio, dimostratosi caratterialmente inadatto a rivestire i panni del leader a lui affidati ad inizio stagione. Anche qui, ci sentiamo di scartare la possibilità. Effettivamente bisogna scavare un po’ per trovare il colpevole, cercando di non farsi ingannare dalle prove formalmente schiaccianti.

Tutti gli indizi portano e porteranno a Massimiliano Allegri, uomo che nel nostro thriller meneghino ricopre il ruolo del maggiordomo. Non lo diciamo noi, lo dice la storia dei gialli in genere: l’assassino è sempre il maggiordomo, anche quando, spesso e volentieri, si ritrova invischiato in situazioni in cui le responsabilità andrebbero quantomeno condivise. Non vogliamo qui scagionare del tutto il tecnico del Milan: le colpe di un uomo spesso indeciso, timoroso, eccessivamente aziendalista e poco concreto, sono davanti a tutti. L’errore da non compiere assolutamente è però quello di assegnare al maggiordomo, Allegri per l’appunto, responsabilità lontane anni luce dal suo ramo di azione. Siamo chiari: la situazione in cui il Milan si trova adesso, all’11° posto in classifica a meno 30 dalla vetta, non è soltanto figlia di un allenatore che è stato chiamato spesso e volentieri sul banco degli imputati. Se l’organico rossonero delle ultime stagioni non è risultato all’altezza, se ai piani alti iniziano a saltare gli ingranaggi di una macchina fino a poco tempo fa perfetta, non è di certo colpa di chi è chiamato a ricoprire altre mansioni.

E’ finito il tempo delle chiacchiere: è la società a navigare a vista nelle ultime stagioni. E’ la società che non esprime chiarezza. E’ una società che si permette il lusso di avere due amministratori delegati, esempio mai visto nel calcio, ed attualmente nessun direttore sportivo. E’ una società che ha già indicato, sommessamente, il tecnico per la prossima stagione, e che si prepara ad assegnare la panchina ad un giovane (Inzaghi), che rischia di essere bruciato in pochi mesi a causa di una situazione a dir poco complicata, ed immediatamente accantonato visto il futuro già scritto. Vogliamo affidare le responsabilità di questa caduta rovinosa a Massimiliano Allegri? Facciamolo, ed a ragione: alcune scelte, scellerate, sono assolutamente di sua proprietà intellettuale. L’acquisto di Alessandro Matri, ad esempio, nel momento in cui magari sarebbe servito un difensore, il mancato utilizzo di alcuni calciatori rivelatisi già pronti, le scelte tattiche totalmente errate, l’impiego di calciatori fuori ruolo. Potremmo andare avanti per ore.

Non permettiamo però che l’esonero di Allegri possa mascherare le colpe di chi, negli ultimi anni, ha espresso tutto fuorché chiarezza. Chiarezza che è mancata nel rapporto con il settore tecnico, chiarezza mancata con i calciatori, chiarezza mancata con i tifosi. L’assassino, ormai individuato, è e sarà sempre il maggiordomo, ma il suo mandante è ancora a piede libero…

Mauro Piro – www.calciomercatonews.com

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