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Hitzlsperger, intervista integrale in anteprima su CmNews: ‘Anche io dicevo checca per offendere…’

L’intervista rilasciata da Hitzlsperger alla Zeit ha fatto in pochi minuti il giro del mondo. L’ex giocatore della nazionale tedesca è da sempre impegnato nel sociale, come dimostrano anche le pubblicazioni, proprio sulla Zeit, di numerosi articoli contro l’estremismo di destra in Germania. Noi di calciomercatonews.com vi abbiamo tradotto per intero l’intervista:

Signor Hitzlsperger, ha chiesto di parlarci, come mai?
Voglio annunciare la mia omosessualità. Desidero scatenare un dibattito sull’argomento “omosessualità fra i calciatori”. Questo tema è infatti intrappolato dal clichè che vuole che il calciatore sia virile, macho e l’omosessuale fragile e delicato. Questo discorso ovviamente non regge. Sono dei controsensi che mi hanno fatto innervosire più volte. Chi meno ne sa sul tema più ne parla.
Perché ne vuole parlare proprio adesso? Qualcuno l’ha minacciata?
Impossibile minacciarmi con questa storia. Non ho mai avuto paura uscisse fuori. Come professionista sono abituato a incontrare sociopatici che ti insultano senza motivo. E nel calcio l’offesa più frequente è prioprio “frocio”.
Secondo lei il termine “frocio” è offensivo?
Questo è il senso di chi lo usa…
Ma perché lei si fa avanti solo adesso?
Ho dovuto interrompere la mia carriera. Troppi infortuni. Adesso ho tempo di affrontare il tutto. Poi è un momento particolarmente propizio. Le olimpiadi di Soci sono alle porte, e credo che servano voci forti contro i regimi che combattono l’omosessualità.
Da quando sa di essere omosessuale?
Molti pensano che uno se ne accorga in un momento ben preciso. Un pensiero del genere è naif. Sono cresciuto in una comunità cattolica e per molto tempo i discorsi sull’omosessualità, non presi in considerazione in quell’ambiente, non mi hanno interessato. Non potevo pensare che quell’argomento poi mi avrebbe interessato. Poi ho letto dei libri a riguardo, per esempio quelli di Volkmar Sigusch. E leggendo mi dicevo: “questo argomento ti riguarda”.
Quindi se ne è accorto solo in età adulta? Non ha mai notato prima di avere percezioni diverse dagli altri? Non si è mai confidato con qualcuno?
Cosa si immagina lei? Cosa intende con “percezioni diverse dagli altri”? Gli altri chi sono?
La maggior parte delle persone della sua età…
Le percezioni sono sempre solo soggettive.
Certamente. Lei ha mai parlato con qualcuno delle sue percezioni soggettive?
In quale occasione si potrebbe parlare delle percezioni dell’orientamento sessuale? Per un calciatore ci sono una montagna di domande molto più importanti, o comunque che lo prendono molto di più. Una squadra di calcio non è un gruppo di condivisione. Si parla di partite vinte, di gol. Si parla del fatto se si ha una ragazza oppure no. Io ho avuto la fortuna di trovare una ragazza speciale già da giovane. Abbiamo vissuto bene insieme. Con lei parlavo di molte cose come di religione, stile di vita, luoghi in cui vivere, compagni di squadra… Lei mi ha aiutato ad affrontare parecchie difficoltà, mi stava sempre accanto. Stavamo anche progettando il matrimonio, ma dopo otto anni ci siamo lasciati senza che lei sapesse nulla dei miei sentimenti per gli uomini. E’ rimasta l’unica donna per me. Dopo di lei non ho voluto più nessuna donna. In più anche fisicamente stavo cominciando a calare. Da atleta è un momento importante, e pensando al futuro ho capito che avrei voluto vivere con un uomo.
Ha taciuto il suo orientamento sessuale anche per paura delle reazioni di compagni di squadra, fans e allenatori?
Nei paesi in cui ho giocato, Germania, Inghilterra e Italia, è un tema che non viene preso sul serio, non nello spogliatoio almeno. Per questo non è facile trovare qualcuno nel mondo del calcio che fa outing. Ad oggi non conosco nessuno che lo abbia fatto.
Calciatori omosessuali rischiano la carriera se si rivelano?
Per quel che riguarda la carriera sportiva fortunatamente no. Ma se parliamo di sponsor invece le cose cambiano. Tutt’oggi nella comunità esiste una sorta di “sessualità obbligata”. Chi non la rispetta viene deriso.
Quanto è a disagio con una cultura del genere?
Immaginate un po’: si sta a tavola con altri 20 ragazzi e si beve. A quel punto si asseconda la maggioranza fino a quando le battute sugli omosessuali non diventano pesanti.
Si è mai vergognato di essere omosessuale?
Perché avrei dovuto? Però mi sono posto alcune domande classiche come “cosa direbbero i miei amici? E la mia famiglia?”, ma non mi sono mai vergognato.
Ha detto prima di non conoscere nessun giocatore che abbia fatto outing. Nello spogliatoio non si fanno ipotesi, speculazioni?
Certo che si fanno. La cosa funziona più o meno così: “Conosco uno, che conosce uno che dice che X è frocio”, e ovviamente si fanno anche dei nomi quando l’interessato è assente.
Crede che qualche compagno abbia mai parlato così di lei in sua assenza?
Me lo chiedo. Ma da me la cosa è nascosta.
Lo pensa davvero?
Mi sono accorto presto di avere interessi diversi rispetto agli altri calciatori. I giornali lo hanno sempre riportato: “Legge molto”, “E’ riflessivo”. Ma i “segni tipici” dell’omosessualità in me non ci sono. Il cliché vuole che il calciatore sia virile, macho e l’omosessuale fragile e delicato. In campo ero un cagnaccio con un tiro forte e secco. Il mio soprannome, “il martello”, lo dimostra. Invece si pensa che chi è omosessuale non possa essere virile, ma sono sciocchezze. Omosessualità e virilità non sono un controsenso. La parola “Frocio” nel calcio è ancora spesso usata come offesa. A volte si dice “passaggio da checca” quando qualcuno sbaglia un passaggio.
Lei ha mai usato espressioni del genere?
Sicuramente sì, purtroppo.
In commenti del genere non si nasconde l’omofobia?
Alcune persone riconoscono in se stessi alcuni “sintomi” e prese dal panico usano queste espressioni per difendersi. L’omofobia la faccio giudicare agli psichiatri. Però posso raccontare anche delle esperienze personali: a volte capita che chi è già a conoscenza del mio orientamento sessuale dica: “Dai, ma questa è una cosa da checche…ehm, hai capito cosa intendo”. Si correggono immediatamente. Cose del genere sono divertenti, non offensive.
E quando diventa offensivo?
Il limite sta nella violenza.
Ha vissuto qualcosa di simile?
Si in uno spogliatoio. Anche se non direttamente. Non ero io la vittima.
Ne vuole parlare?
No.
Perché però ora parla apertamente della sua omosessualità e in passato non l’ha fatto?
L’opinione pubblica è più elastica. E anche io la vivo meglio. Anche i miei amici e la mia famiglia la pensa così. Per questo sono loro grato, anche se è stato un cammino lungo e faticoso. Voglio che i media diventino martellanti sulla tematica dell’omosessualità affinché parlarne diventi normale.
Della nazionale tedesca ne ha parlato con qualcuno?
Si con Loew e Bierhoff. Dopo cinque anni che giocavo con la nazionale era giusto informare entrambi. Ne hanno preso atto e hanno reagito come mi aspettavo: bene.

Elmar Bergonzini-www.Calciomercatonews.com

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