Juventus, Guardiola plaude Conte: bravo Antonio, che lavoro che hai fatto

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JUVENTUS GUARDIOLA CONTE- Questa sera Antonio Conte ritirerà nella galattica “Audi Football Night” il “Globe Soccer Award” come allenatore dell’anno per il 2013. Intervistato da TuttoSport, Pep Guardiola ha parlato del tecnico bianconero:
Guardiola, lei è stato il primo a complimentarsi con Conte.
«Antonio merita un “bravo” per l’enorme lavoro che ha svolto in due anni e mezzo alla guida della Juventus. Non dimentichiamo che ha preso una squadra che era giunta al settimo posto in campionato e che di conseguenza era addirittura rimasta esclusa dal palcoscenico europeo».
Col Bayern sta superando i record di vittorie e d’imbattibilità in Bundesliga che parevano irraggiungibili, centrati da Heynckes.
«E non finirò mai di ringraziarlo per la formidabile squadra che mi ha lasciato. Le due Coppe che ho conquistato io, sono anche merito suo: ho giocato la Supercoppa d’Europa e il Mondiale per club perché lui ha vinto l’ultima Champions che ha dato accesso a entrambe le manifestazioni. Ora il cerchio si chiude e toccherà solo al sottoscritto cercare di arricchire ulteriormente il palmarès societario».
Lei ha inventato a Barcellona il “tiki taka”, un metodo calcistico rivoluzionario basato sul possesso palla.
«Io ho sviluppato concetti portati avanti dal mio maestro olandese Johan Cruyff e proseguiti con il mio predecessore in “blaugrana” Frank Rijkaard. È stato Cruyff a fare il Barça: prima si cambiava gioco a ogni nuova panchina. Io sono cresciuto nelle giovanili con gli insegnamenti di questo straordinario maestro e da allora il Barcellona ha rispettato il 4-3-3 e ha creato la sua cultura, prendendo i calciatori che servivano per continuare e creando uno stile sin dalle categorie “infantiles”, quando i bambini hanno 9-10 anni. Una moda che trae le sue lontane origini dal leggendario Ajax “totale” degli Anni 70, di cui Cruyff era l’asso più geniale».
Quando ha pensato di poter intraprendere la carriera di allenatore?
«Ho deciso di farlo già a 25 anni, quando giocavo, e da quel momento ho studiato per riuscirci. Oggi sono molto felice della mia professione e sogno di finire con il settore giovanile, lo dico sul serio: mi piace il rapporto con i giovani, mi piace insegnare e portare il mio contributo di idee ed esperienze alle leve del futuro».
Bellissimo discorso, ma dopo il Barcellona è passato a guidare un altro colosso della forza del Bayern campione d’Europa in carica. Mica è caduto male!
«Vero, però posso assicurare che se non avessi una squadra di campioni continuerei a farlo, magari a un livello più basso. Perché amo fare l’allenatore, mi piace tantissimo. Sin da quando guidavo la 2ª squadra del Barça che partecipava al campionato spagnolo corrispondente alla vostra serie D. Si giocava talora su campi incredibili e non c’era neppure un giornalista. Ma è stata un’esperienza formidabile e utilissima che, tornassi indietro, rifarei al 100%».
E le liste dei migliori allenatori italiani compilate da Conte e Capello?
«Massimo rispetto, per carità. Un solo appunto: perché non c’è il mio grande mentore Carlo Mazzone?».
Se la sente di compilare una lista dei 5 migliori allenatori spagnoli?
«No, per carità, lasciamo perdere: con la storia della rivalità fra catalani e castigliani…».

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