EDITORIALE MILAN GALLIANI SALTO NEL VUOTO – Affrontare i cambi epocali non è mai cosa semplice. Raccontarli lo è forse meno. Solitamente lo si comprende alla distanza quanto un determinato gesto, evento, fatto compiuto, possa portare ad una vera e propria rivoluzione. Si rischia di omettere particolari di rilevo, si rischia di non cogliere appieno il senso. E se nella stessa, fredda, settimana di fine novembre la Milano del pallone si ritrova a dover affrontare non uno, ma ben due passaggi di consegne dal valore sconfinato, allora è chiaro che un senso in tutto ciò lo si debba pur cercare. Il parallelismo appare sotto gli occhi di tutti: mentre nella metà nerazzurra arriva per la prima volta a San Siro con una valigia piena di nuove idee e motivazioni un nuovo presidente, pronto a rinforzare le fondamenta di una società fatta e finita, nella sponda rossonera, le fondamenta che parevano a prova di dinamite fino a poche settimane fa, paiono crollare improvvisamente a causa delle dimissioni presentate da Adriano Galliani. Tempistiche coincidenti, motivazioni agli antipodi, conseguenze diametralmente opposte.
Ponendo sullo stesso piano le due situazioni e guardandole dall’esterno, a far preoccupare non può che essere quella milanista. Un interrogativo è dominante: la società è pronta ad un salto nel vuoto? Perché di ciò effettivamente si tratta. Un salto nel vuoto. Niente di più, niente di meno. Abbandonare la costanza portata da 27 anni di esperienza meticolosa e quasi mai banale, per un enorme punto interrogativo, sarà la migliore delle scelte? Lo sarà magari tra qualche mese ma potrebbe non esserlo adesso. Ci insegnano che non esistono grandi rivoluzioni senza spargimento di sangue, e su questo potremmo essere anche d’accordo. Ma vale davvero la pena di sacrificare un qualcosa di assodato, immutabile e costante, in vista di un domani dall’incerta sorte? Tutto ciò, senza dimenticarlo, tramite delle scomode dichiarazioni rese qualche settimana fa all’Ansa, dove la “delfina” di casa Berlusconi, Barbara, sbandierava pubblicamente il desiderio quasi “guevariano” di revoluciòn rossonera. Pubblicamente, ripetiamo, non nelle segrete stanze. Fatto non trascurabile quello di utilizzare la stampa per esprimere un concetto che, di certo, sarebbe stato meglio affermare in privato. Il tutto con l’apparente benestare del presidente, combattuto tra due affetti, quello professionale e quello familiare.
Agire con lucidità? Complicato in un mondo come quello del pallone trainato principalmente dalle emozioni. Quelle dei tifosi, ad esempio, stufi di assistere ad un crollo costante e doloroso. Quelle dei calciatori, rimasti smarriti dall’addio di una figura che pareva quasi patriarcale all’interno di una società tanto invidiata quanto presa spesso ad esempio. E chissà che Silvio non si senta davvero un meltin’ pot di emozioni in questo frangente: un presidente in bilico tra la voglia spasmodica di nuove vittorie ed il timore di trovarsi da soli, quasi sperduti dopo anni di proficua collaborazione.
Cosa riserverà il futuro? Come ripartirà il Milan dopo questo improvviso cambio di rotta? Come si affronta un qualcosa che non si conosce? Non resta che aspettare, guardare e constatare silenti. I cambi epocali si comprendono solo a distanza di tempo…
Mauro Piro – www.Calciomercatonews.com