ASPRILIA NEDVED – Tino Asprilla, attaccante del miracoloso Parma anni ’90, in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport non le ha mandate a dire al sistema calcio di oggi: “Arrivai qui a febbraio del 1992, un freddo terribile e io avevo solo una giacca estiva. Mi voleva la Fiorentina, poi saltò tutto. Allora mi prese il Parma. Non mi conosceva nessuno. Ero veloce e dribblavo bene, saltavo il mio avversario e filavo dritto in porta. Poi gli allenatori si sono svegliati… “.
“Io sono stato genio e sregolatezza. E lo sono ancora. Ho sempre pagato per i miei errori. Avevo grandi qualità e, se avessi indossato le maglie di Juventus, Milan o Inter forse avrei vinto anche il Pallone d’Oro. Se l’ha portato a casa Nedved… “. Il colombiano spiega così la sua breve carriera ad alti livelli: “Quando sono arrivato a Parma mi avevano appena operato al menisco in Colombia. A quel tempo gli interventi non erano mica sofisticati come quelli di oggi, si tagliava e via”.
E ricorda: “Il mio goal più bello è stato contro il Napoli, quattro avversari saltati e tocco di esterno destro. E poi la punizione al Milan, quella che interruppe la loro serie di 58 gare consecutive senza sconfitte. Adesso ci si basa soprattutto sulla velocità. Allora, invece, c’erano tecnica e velocità insieme. E poi gli attaccanti erano meno protetti dagli arbitri, era più difficile giocare”.
Asprilia ne ha anche per le stelle di oggi: “Se commettono un brutto fallo su Messi, tutti si mettono a piangere, dall’Argentina alla Nuova Zelanda. Quando picchiavano me, Batistuta o Van Basten non si lamentava nessuno. Adesso è più semplice fare l’attaccante, non ti trovi di fronte gente come Baresi o Vierchowod. Io, quelli lì, me li sogno ancora di notte”. Poi ecco il Tino pensiero riguardo al razzismo: “Anch’io ho ricevuto i buu senza dire nulla. Pensavo a giocare, e basta. E poi, se uno fa certe cose sono problemi suoi, mica miei. Io sono nero, e sono orgoglioso di esserlo. Se a qualcuno non piace, pazienza, non posso cambiare colore”. Quindi spara ancora: “Ho guadagnato, ma meno di quello che si guadagna oggi. Adesso una qualsiasi pippa porta a casa, in un mese, quello che Van Basten portava a casa in un anno. E di Van Basten, ora, non ce ne sono mica”. Asprilla non si nasconde e chiosa: “Sono stato in prigione per dieci giorni, poi non mi sopportavano più. Ho sparato? Era una pistola giocattolo, uno scherzo per stimolare i miei compagni. Ora ho una squadra di calcio di ragazzini, il Club Atletico Faustino Asprilla. Insegno a giocare a pallone. E poi mi godo la famiglia e gli amici. E pure le donne. Non è proibito, vero?”.
Stella Dibenedetto – www.calciomercatonews.com