JUVENTUS ZIDANE – Zinedine Zidane racconta la sua esperienza alla Juventus al mensile So Foot e svela dei retroscena inediti: “Nello spogliatoio della Juve c’era un po’ di nonnismo. All’epoca portavo i calzini marca Achile, corti e appariscenti. Mio malgrado, ho scoperto che in Italia i calzini non devono mai essere corti o colorati. Alla fine di un allenamento li ho trovati tagliati a strisce e incollati sul mio armadietto. Mi hanno detto che i calzini, rigorosamente a tinta unita, si portavano a metà polpaccio. Non ho mai più indossato calzini Achile. Ma io ero anche quello che tagliava la pastasciutta, senza sapere che commettevo un grosso errore. Mi hanno fatto a pezzi! Giusto, è così che si apprende la cultura di un paese. Tutte le sere, verso le 19, ero in pigiama e mi sembrava normale. Ecco come era la mia vita a Torino”. Ma c’è anche dell’altro: “Non è una leggenda la storia che vuole che io mettessi un cappellaccio da pescatore per andare a giocare con gli immigrati, anche se l’ho fatto soltanto un paio di volte. A spingermi era il mio compagno di squadra Edgar Davids. Lui ci andava matto, lo faceva molto spesso: prendeva la macchina e quando vedeva qualcuno giocare in un parcheggio si fermava per aggregarsi. Mi diceva sempre: ‘E’ per loro che dobbiamo giocare, sono queste le partite importanti’. E io gli dicevo: ‘Ok, ma abbiamo gli allenamenti, apparteniamo a un club di alto livello, non possiamo rischiare di infortunarci’. Allo stesso tempo, però, lo ammiravo, perché era in grado di fare delle cose del genere. Deschamps vi ha detto che il preparatore atletico della Juventus, Ventrone, mi prendeva in giro perché ero senza pettorali? Ancora da oggi c’è da ridere. Non ho mai avuto dei bei pettorali, non li avrò mai. Poco grave, a calcio non si gioca con i pettorali. Nel 2006 qualcuno parlò di doping? Cavolate: non mi sono mai dopato, sono sempre stato molto chiaro. E ho sempre fatto in modo di non alimentare certe voci”.
Paolo Bardelli – calciomercatonews.com