MILAN EDITORIALE ALLEGRI – Inizieremo quest’oggi da una massima, basilare a parere di chi vi scrive: è quantomeno doveroso, prima di voler avanzare qualsivoglia critica, partire da un’accurata analisi dei dati. Come nella vita, così nel calcio, è infatti errato basarsi su pareri di tipo soggettivo, spinti talvolte da simpatie o giudizi del tutto personali, tralasciando invece quanto è stato davvero fatto e che meriterebbe attenzione. Tutta questa introduzione, che ai fini dell’analisi odierna serve forse a poco, vuole andare a porre sotto la luce dei riflettori, un tecnico che troppo spesso si ritrova messo in primo piano non per gli evidenti meriti sportivi, che invece vengono dimenticati, ma per lasciare spazio ai giudizi illogici di cui parlavamo sopra: Masimiliano Allegri, allenatore del Milan, sta vivendo la migliore stagione in assoluto da quando siede sulle panchine di Serie A. Il suo lavoro, in questo scorcio di campionato, è addirittura superiore a quello fatto vedere nella stagione dello scudetto in rossonero. Come (potreste sostenere con arguzia)? Portare una squadra a lottare per un difficile terzo posto, vale più di un trionfo in un campionato? No di certo, è chiaro, ma il valore dell’impresa che il tecnico livornese ha nel corso delle settimane portato avanti, supera per statura tecnica, quanto fatto vedere proprio nella stagione 2010-2011. Non nascondiamoci dietro un dito: trionfare in una lega difficile come la massima italiana non è semplice per nessuno. Perché allora sostenere che in questa annata iniziata malissimo, Allegri stia dimostrando di essere uno straordinario allenatore? Notando come Max sia riuscito a sistemare i cocci di un vaso che pareva distrutto, non sarà difficile scrutare la caratura di uno dei tecnici più preparati del nostro stivale. Riuscire a prendere una squadra rivoluzionata negli uomini e farne una delle prime candidate all’Europa dopo che, nelle prime 8 giornate il Milan aveva collezionato ben 5 sconfitte, è un lavoro da applausi. Ci sono voluti 7 moduli differenti e 3 mesi di lavoro intenso, ma Allegri è riuscito in un’impresa che ha dell’incredibile. La svolta si è avuta senza dubbio il 17 novembre contro il Napoli: pareggio per 2-2 al San Paolo in rimonta e prima uscita ufficiale del nuovo 4-3-3 che da allora sarebbe stato il marchio di fabbrica di casa Milan. Di lì sarebbe stato sempre più evidente come, la squadra, avesse iniziato a seguire i dettami dell’ex cagliaritano. Da quel giorno, parlano i dati, si registrano infatti (in campionato) 8 vittorie, 1 sconfitta, 2 pareggi. Mica pizza e fichi.
Può questa storia a (momenteano) lieto fine, essere anche una lezione per tutti i presidenti della Serie A? Senza dubbio. In un campionato come il nostro dove, sono molti gli allenatori preparati ed altrettanti sono gli esoneri, mantenere un minimo di fiducia in più nei riguardi di chi prova a lavorare con intelligenza e dedizione, potrebbe portare infine ai risultati sperati. In quanti i presidenti che avrebbero mantenuto un tecnico sulla panchina dopo quella partenza shock? Si contano sulle dita di una mano. Un plauso va dunque dato ad Adriano Galliani, eccelso nel convincere il suo presidente che, nonostante la evidente poca simpatia nei confronti di Allegri, il tecnico che aveva a disposizione non andava cacciato. E così il miracolo Milan, e così la bella trafila di risultati e così uno dei migliori tecnici della Serie A.
Alla fine della stagione probabilmente le strade di Allegri ed il Milan si separeranno, ma indubbiamente è giusto tributare un plauso a chi ha saputo dare il via ad un nuovo progetto, facendo risaltare le qualità e nascondendo i difetti. I dati parlano chiaro: Allegri merita ogni tipo di elogio.
Mauro Piro – www.calciomercatonews.com
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