CALCIOMERCATO ROMA ZEMAN – Alex Ferguson allena il Manchester United dal 1986. Ma ha iniziato a vincere nel 1990. Se fosse approdato all’Inter, alla Juve o al Milan non sarebbe stato riconfermato per il campionato 1987-88. Se avesse scelto la Roma probabilmente sarebbe espatriato senza sapere cos’è il panettone. A Palermo avrebbe assaggiato cannoli e granite, ma non avrebbe saputo quanto sa essere caldo il sole da quelle parti in inverno. In Italia le società di calcio sono abituate a coprire i propri deficit strategico-programmatici (ed anche economici) sotto un mantello ricavato dalla lana del capro espiatorio; l’allenatore paga per primo, al posto di altri.
Quelli che del parlare di calcio fanno una professione, ci spiegano che non si può fare altrimenti, che non si può esonerare tutta la rosa eccetera eccetera. Noi che di mestiere facciamo altro cerchiamo di ricordare episodi diversi. Ad esempio pensiamo che non avremmo avuto il calcio moderno di Sacchi se Galliani, di fronte alle rimostranze dei senatori di fronte ai metodi del Mister di Fusignano, non si fosse affrettato con durezza a comunicare che l’allenatore “era quello” e chi non voleva restare poteva passare dal suo ufficio per essere ceduto. E ci chiediamo dove sarebbe il Milan oggi se avessero mandato via Allegri, mentre sappiamo con certezza come si sia risollevato sotto la guida dell’allenatore toscano rimasto in sella per espresso volere della più intelligente società di calcio italiana. Credete che se Pozzo non avesse confermato Guidolin, autore di una falsa partenza lunga 5 turni, avrebbe mai ascoltato live la musica della Champions? Non mancano certamente casi di “esoneri salutari”, ma questo non deve trarre in inganno. L’esonero dell’allenatore è una scelta quasi sempre sbagliata e che funge da specchietto per le allodole. Qualunque allenatore che non sia un totale incapace, rende bene se ha alle spalle una società forte ed intelligente, che faccia capire ai calciatori che devono lavorare secondo i dettami del signore seduto in panchina. A Roma tutto questo non è avvenuto. Alcuni hanno seguito Zeman, altri no. Il tutto col silenzio colpevole, se non complice, di almeno parte della società. Guardando il campionato di gente come Totti, Lamela, Florenzi, Marquinhos e quello di altri come De Rossi, Burdisso, Osvaldo, Pjanic salta all’occhio, limpidissima, una spaccatura all’interno dello spogliatoio. Provate a spostare un oggetto pesante in gruppo, tirando in parte nella direzione giusta e con tutte le forze, in parte tirando poco ed in parte a braccia conserte … otterrete un disastro. Roma ha trasformato in brocchi: Spalletti, Ranieri e Zeman (Luis Enrique credo che brocco lo fosse); lo stesso Montella, approdando a Catania, disse che la cosa migliore per la sua carriera era non restare a Roma. E’ facile nascondersi dietro alla frase tanto di moda: con Zeman non si vince. Noi non concordiamo ma possiamo fingere di farlo, perché ciò che ci preme chiarire è che con Zeman di sicuro si gioca un calcio travolgente nella fase offensiva: fatto di tagli, sovrapposizioni, passaggi filtranti e ritmi vertiginosi. Poi dietro si balla. Vero. Ma quest’anno si ballava dietro e si corricchiava davanti; l’attacco della Roma era il rendimento scolastico di un cervellone che non studia. Sfigura? No. Esalta? Nemmeno. Quando questo succede ci sono 2 concause. La rosa non segue all’unisono l’allenatore, la rosa è inadatta al gioco dell’allenatore. Entrambe sono responsabilità precise di una società assente, che parla sottovoce, che si impone con la stessa autorità di mia nonna quando mi diceva di non andare fuori a giocare, che fa le scelte con la monetina e schiaccia i tasti decisionali a casaccio. Stavolta hanno cliccato su “ordina e filtra dalla Z alla A”….via Zeman e dentro Andreazzoli. Noi avremmo esonerato gli Osvaldo, i Burdisso, i De Rossi, ossia i presunti campioni pronti a mettersi di traverso a braccia conserte se non gli si riconosce un posto da titolare ed una disposizione tattica ad hoc. Avremmo dato a Zeman pieni poteri, anche vendendo qualcuno di scomodo a Gennaio. Li avremmo messi sull’aereo loro e le loro braccia incrociate, senza rimpianti. E ci avremmo anche ricavato dei buoni soldini. Sia chiaro, nulla abbiamo contro Mister Andreazzoli, ma Zeman è quello che ha preso Verratti che faceva il trequartista e gli ha cambiato ruolo regalando all’Italia il regista dei decenni futuri, quello che ci ha rivelato tante porcherie del calcio, quello che inventò Nedved (solo per questo gli juventini dovrebbero amarlo) ma soprattutto quello che quando Franco Sensi gli propose Macmanaman rispose: “no grazie mi basta il ragazzino “. Quel ragazzino era Totti, il campione diventato uomo che con Zeman era tornato ragazzino, come dire ordina e filtra dalla a alla z e poi di nuovo alla a.
Angelo Spada – www.calciomercatonews.com