CHELSEA-JUVENTUS CHAMPIONS LEAGUE / Molto British: God save the … Old Lady . La Vecchia Signora, regina pure lei – del campionato italiano – ora tornata in pista per provare a dire la sua anche in Europa. Pur dovendo partire da un avvio non esattamente in discesa, come quello in casa di un Chelsea campione in carica, lo scatto iniziale è stato inizialmente sofferto ma alla fine esaltante. Il punto, comunque, è che ieri, nel gratificante giorno del grande ritorno nel gotha del calcio continentale, anche i “sudditi” della Juventus hanno voluto dare un concreto, tangibile, vibrante segnale all’insegna del come prima, più di prima. Giunti dall’Italia (Orbetello, Alatri, Cerignola, Trani, Napoli, Genova… come da testimonianze a caratteri cubitali). Ma non soltanto: Belgio, Polonia; più alcuni inglesi, ovviamente. Oltre tremila, in totale, i sostenitori della Juventus presenti, scatenati dalla rimonta dei loro eroi. Più i milioni, e milioni, e milioni incollati davanti alla tv. Tanta e incontenibile era del resto la voglia di riascoltare quella soave musichetta che era stata colonna sonora di indimenticabili notti da Champions. Infatti se le sono godute eccome, i bianconeri, quelle “auliche” note che sanno di bentornati a casa. Pensando poi in prima persona – dopo il jingle… dalle grandi orecchie – a fornire una degna colonna sonora ad Andrea Pirlo e compagni. A Stamford Bridge c’erano anche – ovviamente – le massime cariche della Juventus: il presidente Andrea Agnelli , arrivato a Londra nel pomeriggio, e il consigliere Pavel Nedved (quanti hanno pensato: magari potesse scendere in campo anche lui…). Quest’ultimo ha viaggiato con la squadra – assieme all’amministratore delegato Giuseppe Marotta e al direttore sportivo Fabio Paratici – e ha fornito un grande supporto al gruppo, alla vigilia: dall’alto della suaesperienza internazionale, s’è confrontato con i più giovani, con i deb della Champions. E nel suo intimo ha inevitabilmente ripensato a ciò che aveva vissuto – anche, proprio allo Stamford Bridge – negli anni passati. Pure lui, ovviamente, s’è emozionato quando alle 20.42 è scattata la musichetta di cui sopra e lo stesso poco prima quando – 20.34 ora italiana – ha fatto il suo ingresso in campo, scortato da militari in alta uniforme, il trofeo della Champions. Quello che Nedved ha inseguito, invano, per tutta una carriera da giocatore e che ora potrebbe raggiungere in qualità di dirigente. I cori dallo spicchio di stadio bianconero sono arrivati anche per lui. Poi per tutti gli altri: l’immancabile Alessandro Del Piero (sempre presente, a prescindere dal fatto che sia o meno dall’altra parte del mondo), gli idoli Arturo Vidal , stoico promotore della rimonta, Gigi Buffon , Andrea Pirlo … Per non dimenticare, chiaramente, Antonio Conte . Allenatore in esilio. Anche ieri s’è scalmanato e ha sofferto lontano dalla truppa e da quell’aria tecnica che gli è negata. Niente box in piccionaia, però, questa volta. Era seduto in tribuna. Come i tifosi che – in ugual maniera – hanno sofferto e ci hanno messo l’anima: quando Barzagli ha salvato provvidenzialmente, quando Vucinic ha ciccato la mira a tu per tu con Cech , quando Oscar ha beffato Bonucci e Buffon. Ma esplodendo di gioia, quando Vidal ha fatto il fenomeno. E allorché Quagliarella si è ricordato di essere un bomber di razza, prima bucando Cech e poi spolverando la traversa. E via così. Qualche patema d’animo era da mettere in conto, ma l’importante era… tornare a casa.
Fabio Alberti – www.calciomercatonews.com
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