CALCIOSCOMMESSE CALABRO’ CONTE – In un’intervista rilasciata a Tuttosport, il giudice Piero Calabrò, referente della FIGC in materia di violenza negli stadi, ha parlato della battaglia che Antonio Conte porterà fino al Tnas, tribunale nazionale arbitrale dello sport: GIUDICE CALABRÒ, ha letto le motivazioni dell’appello che ha ricondannato Conte a dieci mesi di squalifica?
«Sì, con grande attenzione. Approfittando anche della velocità inusitata con la quale sono state scritte e depositate, forse anche per tappare la falla aperta dalle dichiarazioni rilasciate da Sandulli, violando la deontolgia e dimostrando forse anche poca serenità di giudizio. E pensare che la stessa corte non ha ancora depositato motivazioni di procedimenti svolti ai primi di luglio. Comunque, tornando alle motivazioni le ho trovate molto promettenti per Conte».
In che senso?
«Al contrario di quanto pensa di aver scritto la Corte, io credo che la sentenza sia tutt’altro che blindata, ma che anzi contenga più di un grimaldello per essere scardinata in sede di Tnas. Conte si presenta con armi eccezionali al terzo grado di giudizio».
Ce le spieghi.
«Innanzitutto i giudici ci tengono a specificare che non hanno condannato Conte per AlbinoLeffe-Siena (l’unica partita contestata a Conte, visto il proscioglimento su Novara-Siena, ndr ) solo sulla base del “non poteva non sapere”, ma dicono di aver riscontri oggettivi. Quali sono? Il primo è che Conte è un accentratore e quindi non poteva sfuggirgli il comportamento scorretto di Stellini. Ma come accentratore? Cosa significa? Anche io sono un accentratore sul lavoro perché mi piace controllarne ogni aspetto, ma questo non vuol dire che io debba o possa sapere se un cancelliere commette un qualche reato. E poi c’è la questione Mastronunzio (che trattiamo ampiamente a lato, ndr ) che è clamorosa. I giudici scrivono che Conte l’avrebbe escluso, lui che era un titolare fisso, perché non era d’accordo a combinare la gara con l’AlbinoLeffe, in quanto avrebbe voluto “regalare” i punti anche all’Ascoli, squadra a cui era legato. E qui è tutto sbagliato: Mastronunzio non era titolare, era infortunato ed è stato un simbolo dell’Ancona, in rapporti tutt’altro che amichevoli con l’Ascoli! Siamo all’inversione della realtà».
Siamo alla teorie delle “ammonizioni preventive” di Calciopoli: un fatto chiaramente falso certificato come vero durante il processo…
«Effettivamente ci sono delle analogie con il 2006, ma questo perché i giudici che sono chiamati a decidere non hanno conoscenza tecnica della materia, un’aberrazione per quanto mi riguarda».
D’altra parte il coro è ormai unanime: la giustizia sportiva va riformata.
«Sì, ma io vorrei riflettere: siamo sicuri che sono le regole e le procedure ad essere sbagliate o chi le applica frettolosamente e senza conoscere la materia? Il caso Mastronunzio è clamoroso. Perché nessuno in Procura si è preso la briga di chiamarlo e chiedergli qualcosa a proposito di Conte? Perché nessuno si è preso la briga di prendere un almanacco e scoprire che lui era un mito dell’Ancona e non dell’Ascoli? Perché nessuno ha controllato che l’esclusione era dovuta a un’infortunio che lo ha tenuto fuori per qualche domenica? E’ folle tutto ciò. Hanno fretta e non sanno di cosa si parla. Se domani qualcuno gli va a dire: “Ho la prova che Maradona truccò una partita perché tirò un rigore di sinistro invece che di destro”, sono capaci di credergli. Perché magari non sanno che Maradona era mancino».
Conte, quindi, può sperare?
«Io penso di sì. L’ho spiegato anche a lui l’altro giorno. Ci siamo parlati e lui mi ha detto: al Tnas non voglio trattare, non mi interessano gli sconti, perché sono innocente: o mi assolvono o oppure mi diano anche un secolo di squalifica, basta che poi mi spieghino perché. Credo che sia l’atteggiamento giusto e, al Tnas, Conte non troverà più Palazzi: sarà lui e la Figc con tre arbitri che si suppone possano essere più liberi e imparziali nel giudicare il caso».
Mauro Piro – www.calciomercatonews.com